Coesistenza di due impulsi opposti
nei confronti dello stesso oggetto nella stessa persona e nello stesso momento. Tale
termine venne coniato da Bleuler, secondo il quale l’ambivalenza può investire
l’intelletto quando si enuncia un’idea e il suo contrario, l’affetto quando nei
confronti della stessa persona si vivono sentimenti di amore e di odio, la volontà
quando insieme si vuole e non si vuole compiere una determinata azione. Freud,
mutuando il concetto affettivo di ambivalenza da Bleuler, lo utilizza per spiegare
quella particolare situazione dove, nel trattamento analitico, il terapeuta si trova
investito contemporaneamente dai sentimenti negativi e aggressivi che costituiscono
la resistenza e quelli positivi e affettuosi. Dal tentativo di risoluzione di tale
ambivalenza nasce il sintomo nevrotico: ad esempio, i sintomi fobici che
spostano l’odio su un oggetto sostitutivo. L’ambivalenza è un tratto normale del
bambino durante la fase di sviluppo sadico-anale (3-4 anni): la fissazione a tale
stadio che caratterizza i pazienti con disturbo
ossessivo-compulsivo comporta, in tale patologia, la presenza del conflitto
tra emozioni contrastanti che può essere notato negli schemi comportamentali del
fare-disfare e nel dubbio paralizzante di fronte alle
scelte.

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