L’evoluzione di un papilledema
(vedi
Papilla da
stasi) o di una neurite
ottica porta all’atrofia ottica, preceduta da un periodo in cui la papilla
progressivamente diventa grigia o bianca. Dal punto di vista oftalmoscopico, si
descrivono arbitrariamente una forma primaria, conseguente a patologie della parte
retrobulbare degli assoni, e una secondaria, conseguenza di edemi prolungati del
disco ottico e della retina. Tra le cause della forma primaria ricordiamo la neurite
ottica retrobulbare; i tumori e i traumi del nervo ottico; il glaucoma; aneurismi
della carotide interna o delle arterie oftalmiche; malattie degenerative
sistematiche (atassie ereditarie e degenerazioni spinocerebellari; m. di Behr, di Leber o altre.In tutti questi casi, la pupilla appare grigia o
bianca a margini netti, con una normale escavazione fisiologica e una lamina
cribrosa ben distinta. I vasi arteriosi sono assottigliati e i vasellini che
irrorano il disco sono diminuiti di numero (segno di
Kestenbaum).Tra le cause di atrofia ottica secondaria vi sono le
neuriti ottiche bulbari; le neuriti ottiche ischemiche; le patologie retiniche; le
intossicazioni (alcool, tabacco, arsenico, chinino, alcool metilico o altro);
malattie sistemiche (diabete, carcinomi, anemie). In questo caso, il disco è grigio
o bianco, ma i margini sono sfumati, con assenza dell’escavazione fisiologica, e la
lamina cribrosa non è visibile.L’acuità visiva in ogni caso è compromessa,
così come il campo visivo e il riflesso pupillare, e si può arrivare alla
cecità.

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