Specializzazione di un emisfero su un altro nel controllo delle funzioni cognitive percettive emozionali, motorie e sensoriali. La scoperta più significativa che ha portato all’idea di dominanza cerebrale è stata la stretta relazione, riscontrata dai neurologi M. Dax, P. Broca e altri, nella seconda metà dell’Ottocento, fra le lesioni dell’emisfero sinistro e i disturbi del linguaggio, cioè i disturbi dell’espressione, della comprensione, della lettura e della scrittura.Le interconnessioni emisferiche di solito mascherano le prove di tale specializzazione: tuttavia, studiando pazienti in cui tali connessioni erano state sezionate (pazienti split-brain, cioè con il cervello diviso), è stato possibile valutare le diverse proprietà dei due emisferi, cambiando progressivamente il concetto stesso di dominanza.Innanzitutto, contrariamente a quanto sostenuto dalla dottrina classica e ancora sino agli anni Sessanta, i due emisferi sono asimmetrici anche da un punto di vista strutturale e non solo funzionale: ad esempio, il piano temporale è più esteso nell’emisfero sinistro che nel destro; vi sarebbe inoltre un maggior volume del polo occipitale di sinistra e del polo frontale di destra. Se è vero che i due emisferi sono diversi dal punto di vista funzionale, è anche vero, tuttavia, che tale diversità non dà luogo a una dominanza dell’uno sull’altro per quanto riguarda le funzioni superiori in genere. Mentre l’emisfero sinistro è specialmente deputato alle funzioni linguistiche, quello destro gioca un ruolo prevalente in altre funzioni superiori che non coinvolgono il linguaggio, particolarmente funzioni di tipo visuo-spaziale. Pertanto, alla nozione classica di dominanza si è sostituita quella di specializzazione emisferica, secondo cui entrambi gli emisferi prevalgono a turno a seconda della funzione cognitiva considerata.Sono stati proposti nel tempo vari modelli per spiegare le diverse caratteristiche funzionali dei due emisferi cerebrali, alcuni molto fantasiosi e privi di validità scientifica. In quelli più convalidati si ritiene che nell’emisfero sinistro si possa individuare una specializzazione per le elaborazioni verbali e per le funzioni razionali, analitiche e logiche, con una conseguente attività di acquisizione, dal mondo esterno, di informazioni in modo sequenziale e temporalmente ordinato; nell’emisfero destro vi sarebbe una specializzazione per l’elaborazione percettivo-spaziale e la ricezione dei modelli di relazione e, di conseguenza, un’attività di orientamento e acquisizione secondo modalità globali e olistiche. Ancora, l’organizzazione focale dell’emisfero sinistro favorirebbe le fini integrazioni sensomotorie che intervengono nei compiti prassici e nel linguaggio, mentre l’organizzazione diffusa nell’emisfero destro sarebbe, invece, più adatta per prestazioni che richiedono l’integrazione di informazioni provenienti da più modalità sensoriali e dunque per operazioni di tipo spaziale. Per quanto riguarda invece le attività elementari di senso e di moto, i due emisferi cerebrali sono attualmente considerati del tutto equivalenti.L’evoluzione degli studi sulla dominanza emisferica ha coinvolto anche il problema del mancinismo; la concezione classica di dominanza emisferica sosteneva che, mentre nei destrimani era l’emisfero sinistro a essere dominante per il linguaggio, nei mancini questa funzione veniva svolta dall’emisfero destro. La nozione di una perfetta rappresentazione speculare non è ora più accettata e anzi si ritiene molto probabile che i mancini abbiano un’organizzazione non del tutto dissimile da quella dei destrimani: ciò che caratterizza i mancini, secondo studi recenti, sarebbe un minor grado di asimmetria funzionale tra i due emisferi.L’osservazione che i bambini dimostrano una minore specializzazione emisferica suggerisce che la dominanza può essere un criterio per la valutazione dello sviluppo e dell’incidenza delle differenze individuali e delle diverse culture sulla specializzazione stessa.