Detta anche neurotossicità, è il termine coniato da Olney (1969) per indicare la capacità degli aminoacidi acidici di eccitare i neuroni e quindi causare danni neuropatologici caratteristici sia in vivo sia in vitro. Come risultato dei suoi studi, l’autore ha proposto l’ipotesi eccitotossica della morte neuronale, la quale sostiene che un meccanismo di depolarizzazione è alla base delle proprietà neurotossiche del glutamato e di altri aminoacidi acidici. La depolarizzazione darebbe luogo all’attivazione di un meccanismo omeostatico ATP-dipendente, il quale causerebbe una deplezione letale delle riserve di energia dei neuroni in un vano tentativo di restaurare l’equilibrio ionico, con la morte cellulare occorrente nel momento in cui le riserve si esauriscono.L’abilità del glutamato di uccidere i neuroni del SNC è anche estesa ad aspartato, NMDA, omocisteato, cisteinsulfinato, cisteato, ma non GABA, alfachetoglutarato o glutamina.In analogia con gli attuali modelli della long term potentiation , l’eccitotossicità può essere considerata come un processo a 3 stadi: (1) induzione, (2) amplificazione, (3) espressione. Nel primo, l’eccessivo accumulo di glutamato extracellulare o composti correlati agisce sui recettori di membrana neuronale in maniera tale da indurre una serie di disaggregazioni intracellulari; nel secondo queste disaggregazioni critiche sono amplificate e si produce il coinvolgimento di altri neuroni; infine, nel terzo si scatenano le cosiddette cascate citotossiche, direttamente responsabili della disintegrazione neuronale. Di grande importanza in quest’ultima fase sono l’attivazione di enzimi catabolici e la generazione di radicali liberi.

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