(ingl. empathy; ted. Einfühlung)Capacità di mettersi in contatto con un’altra persona, immedesimandosi sino a coglierne gli stati d’animo. Tale termine è stato utilizzato inizialmente nell’ambito dell’estetica romantica per spiegare la risonanza interiore provocata dal bello, dagli oggetti estetici. T. Lipps ha affermato che nel processo di empatia, pur conservando la propria identità come separata, l’uomo attiva processi di imitazione e proiezione, per cui vive nell’oggetto o nella persona in cui si immedesima. Diversamente dalla razionalità, la quale si fonda sulla comprensione di contenuti derivati gli uni dagli altri, secondo le regole della logica, l’empatia rende possibile comprendere i contenuti delle idee come scaturiti da stati d’animo, desideri e timori di chi pensa (K. Jaspers). In psicologia, C.R. Rogers ha studiato l’importanza dell’empatia nel rapporto terapeutico, in cui la comprensione non avviene a livello “gnosico” bensì “patico”: solo con l’estensione della propria esperienza possono essere valutate le emozioni che non appartengono ai propri vissuti. Nel caso di gravi patologie psichiatriche, infatti, risulta difficile stabilire un’empatia, criterio utilizzato anche a fini diagnostici. Freud considera l’empatia un sinonimo di immedesimazione, punto finale di un percorso che va dall’identificazione, all’imitazione, per arrivare in uno stato empatico attraverso il quale possiamo accedere ai processi della vita psichica dell’altro estranei alla nostra esperienza diretta.L’empatia si differenzia dall’intuizione in quanto questa riproduce immagini mentali, mentre l’empatia comprende sensazioni, affetti e impulsi: l’intuizione mette insieme gli elementi afferrati per empatia.