L’acido 5-etil-5-fenil-barbiturico, o fenobarbital, il più antico farmaco antiepilettico (Hauptmann 1912), è ancora oggi uno degli agenti anticonvulsivanti più usati. Ciò è dovuto a numerosi fattori: sicurezza, costo, farmacocinetica lineare e prevedibile in tutte le forme di somministrazione (orale, i.m. ed e.v.).Il fenobarbital è efficace nel trattamento delle crisi generalizzate toniche, cloniche, tonico-cloniche e parziali di tutti i gruppi di età. È inoltre il farmaco di prima scelta per il trattamento delle convulsioni febbrili.Meccanismo di azione. Il meccanismo di azione del fenobarbital sembra coinvolgere, almeno in parte, il complesso recettoriale GABA-A. Tutti i derivati barbiturici favoriscono il legame del GABA al complesso, aumentando la conduttanza al cloro e quindi producendo un’inibizione postsinaptica.Farmacocinetica. Pressoché completamente assorbito dopo una dose orale di 2-3 mg/kg, mostra livelli plasmatici massimi a 12-18 ore. Il rapporto tra livelli cerebrale e plasmatico varia da 0,35 a 1,13. La vita media è di 50-150 ore e lo steady-state viene raggiunto in 15 giorni circa. Il range terapeutico è di 15-40 µg/ml. È legato per il 50% circa alle proteine plasmatiche e ha un volume apparente di distribuzione di 0,7-1 l/kg), con una clearance di 0,7-8,8 ml/kg/ore in condizioni normali (il pH urinario ne influenza fortemente l’eliminazione). La parte libera può essere dosata anche nella saliva, ma anche in questo caso il pH rende le concentrazioni erratiche. Valori più stabili sono invece ottenuti nelle lacrime.Il fenobarbital è un potente induttore di molti sistemi enzimatici, sia epatici sia extraepatici, per cui può accelerare il metabolismo di diversi composti. L’acido valproico può aumentarne i livelli sino a causare coma.Effetti avversi. L’effetto più rilevante è la sedazione, che tuttavia tenda a ridursi col tempo. Nei bambini è invece frequente un’iperattività unita a irritabilità, che possono avere effetti negativi sulle funzioni cognitive. Meno frequentemente si manifestano rash cutanei e forme degenerative connettivali (“rhéumatisme gardenalique”) (Beriel e Barbier 1934). Molto comune è una diminuzione dei folati sierici e globulari plasmatici, ma il suo significato è solo speculativo. La teratogenicità è possibile, con un rischio meno elevato rispetto alla difenilidantoina e all’acido valproico.

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