Farmaco antiepilettico della nuova generazione (acido 1-(aminometil)-cicloesaenacetico), è un analogo strutturale del GABA. Designato inizialmente al trattamento della spasticità, ha poi dimostrato di attraversare la barriera ematoencefalica per mezzo del sistema L di trasporto facilitato e di essere più potente come anticonvulsivante che come antispastico. Sebbene l’esatto meccanismo di azione sia ancora non del tutto conosciuto, sono state proposte diverse ipotesi. Tra queste, l’aumento della concentrazione e della sintesi di GABA cerebrale, la modulazione di alcuni canali al calcio voltaggio-sensibili, la riduzione del rilascio di numerose amine neurotrasmettitoriali e il blocco dei canali per il sodio voltaggio-dipendenti. Esiste uno specifico sito di legame per il (3H)gabapentin, localizzato nelle regioni del cervello di ratto associate a maggiori impulsi eccitatori. Inoltre, il farmaco previene la morte neuronale in numerosi modelli sperimentali, ivi inclusi quelli della sclerosi laterale amiotrofica. Il farmaco non mostra legame significativo con le proteine plasmatiche e possiede un’emivita di 5-7 ore. Viene eliminato per via renale. Attualmente, è impiegato nella terapia aggiuntiva delle crisi parziali (600-1200 mg/die) e non interagisce farmacocineticamente con nessuno degli antiepilettici “classici” somministrati in associazione (acido valproico, carbamazepina, difenilidantoina, fenobarbital). Tra gli effetti collaterali, i più rilevanti sono la sonnolenza, le vertigini e una modesta atassia con tremori. È anche usato nella terapia del dolore (cefalea, nevralgia trigeminale e dolori polinevritici), come sintomatico nella sclerosi laterale amiotrofica e, più recentemente, ha dimostrato di possedere un’attività stabilizzatrice del tono dell’umore nei pazienti con disturbo bipolare.

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