(ingl. instinct; ted. Instinkt; fr. instinct)Schema comportamentale ereditato, caratteristico di una data specie, che si articola finalisticamente secondo sequenze temporali pressoché immodificabili.Etologia. N. Tinberger definisce l’istinto come “un meccanismo nervoso organizzato gerarchicamente, sensibile a determinate stimolazioni ambientali che lo risvegliano, lo mettono in funzione e lo dirigono, alle quali esso risponde con movimenti ben coordinati che hanno per fine la conservazione dell’individuo e della specie” (1915). Tale definizione presume un meccanismo neurosensoriale che genera una tensione interna detta potenziale specifico d’azione e dà origine all’azione a schema fisso, cioè a un complesso comportamento istintivo che favorisce la sopravvivenza della specie. Due condizioni sono indispensabili, secondo Tinberger, affinché un’azione a schema fisso venga messa in atto: uno stimolo segnale e l’energia specifica per l’azione. Lo stimolo segnale (odore, uova, partner) è un impulso particolare la cui presenza induce l’avvio automatico di una determinata azione a schema fisso (costruire il nido, attaccare, correre), mentre l’energia specifica per l’azione, che è innata, insieme allo schema di avvio o schema innato di messa in azione dell’energia stessa, in concomitanza con un segnale scatenante proveniente dall’ambiente, è all’origine dell’istinto. Lorenz (1963) sostiene che nel sistema nervoso centrale, per ognuno dei diversi istinti si crea gradualmente energia, capace di favorire una pronta reazione. Anche Eibl-Eibesfeldt afferma che “quando lo stato di disponibilità interiore coincide con la situazione dello stimolo liberatorio appropriato, allora una particolare azione a schema fisso seguirà automaticamente il suo corso” (1975). Tale processo è legato a meccanismi fisiologici che hanno una base genetica e le connessioni neurologiche e i cambiamenti ormonali sono le cause ultime di questo comportamento innato.Tinberger, salendo nella scala evolutiva, sostiene che l’apprendimento determina modificazioni nello schema fisso di azione, tanto che l’interazione tra istinto e apprendimento genera uno schema di avvio, modificato dall’esperienza. Nell’individuo il patrimonio genetico include un’impressionante capacità generale di apprendimento e per sopravvivere si basa in misura molto minore su azioni a schema fisso, tanto che al comportamento istintivo si sostituisce un comportamento appreso, adattivo e intenzionale.Psicoanalisi. Freud descrive l’istinto come “un concetto al confine tra il mentale e il somatico, il rappresentante psichico degli stimoli che si originano nell’organismo e raggiungono la mente” (1915). Egli distingue perciò l’istinto (Instinkt) dalla pulsione (Trieb), distinzione non sempre messa in atto dalle varie scuole psicoanalitiche, essenzialmente da quella inglese, che li usa indifferentemente, creando in tal senso una certa confusione (Laplanche, Pontalis 1967). Freud intende l’istinto come comportamento animale determinato ereditariamente, privo quindi della relativa libertà di fronte all’oggetto e alla meta, propria della pulsione .