Agonista long acting dei recettori D1/D2 dopaminergici. È un inibitore della secrezione prolattinica e uno stimolatore dei recettori post-sinaptici della dopamina a livello del sistema nigro-striatale.È significativo l’assorbimento del farmaco per via orale, con elevato legame proteico (90%). L’emivita plasmatica è compresa tra 7 e 16 ore; vari sono i suoi metaboliti attivi; la via principale di escrezione è quella renale.È indicata nel trattamento dei segni e sintomi del morbo di Parkinson in associazione alla levodopa.Solitamente si somministrano 0,05 mg/die nei primi 2 giorni. Nel corso dei successivi 12 giorni la posologia può essere gradualmente aumentata di 0,1 mg fino a 0,15 mg/die ogni 3 giorni. Il dosaggio può poi essere aumentato di 0,25 mg/die ogni 3 giorni sino al raggiungimento della dose terapeutica ottimale. La dose terapeutica media di mantenimento dovrebbe essere 3 mg/die, da somministrare in dosi separate 3 volte/die.Può indurre dolori addominali, nausea, sonnolenza, dispnea e disturbi visivi. Nel trattamento a lungo termine, nei pazienti predisposti e in quelli con associati deficit cognitivi può facilitare l’insorgenza di dispercezioni visive (allucinazioni o allucinosi), come tutti i farmaci prodopaminergici ad alta potenza.Il farmaco non deve essere somministrato nei soggetti affetti da porfiria acuta poiché può provocare crisi di porfiria acuta. In associazione a levodopa può causare o esacerbare stati di confusione, allucinazioni e discinesie. L’associazione con farmaci ad alto legame proteico (ad es., warfarin) e a farmaci ipotensivi deve essere valutata attentamente. Bisogna somministrarla con cautela in pazienti a rischio di sviluppare aritmie cardiache o con malattia cardiaca clinicamente significativa. La terapia deve essere iniziata con basse dosi e il dosaggio dovrebbe essere progressivamente aumentato nell’arco di 3-4 settimane, per ridurre al minimo il rischio di ipotensione ortostatica o ipotensione grave. I pazienti con m. di Parkinson dovrebbero sottoporsi a un controllo medico annuale che comprenda radiografia del torace, visita cardiologica, esame emocromocitometrico e test di funzionalità epatica e renale. La sospensione brusca della pergolide dopo un trattamento prolungato può provocare la comparsa di allucinazioni e di uno stato confusionale, che durano alcuni giorni. L’influenza sulla capacità di guida non è stata valutata.