Il trattamento farmacologico sistemico della spasticità può essere indicato nei
casi in cui la distribuzione dell’iperattività muscolare è diffusa. I farmaci
antispastici agiscono nel SNC sopprimendo l’eccitabilità neuronale (mediata dal
glutamato), aumentando l’inibizione (GABA- o glicina-mediata) o attraverso una
combinazione dei due meccanismi. I diversi farmaci attualmente disponibili sono
classificabili nelle seguenti categorie: (1) ad azione sul sistema GABAergico
(baclofen, benzodiazepine, piracetam, progabide); (2) ad azione sui flussi ionici
(dantrolene sodico, lamotrigina, riluzolo); (3) ad azione sulle monoamine
(tizanidina, clonidina, timoxamina, b-bloccanti e ciproeptadina);
(4) ad azione sugli aminoacidi eccitatori (orfenadrina citrato); (5) cannabinoidi;
(6) neuromediatori inibitori; (7) altri agenti miscellanei. La tecnica, i vantaggi e
le limitazioni della somministrazione intratecale di baclofen, morfina e midazolam
sono discussi. Due notevoli limitazionì emergono dagli studi in letteratura: la
mancanza di una valutazione quantitativa e sensibile della funzionalità
neuromuscolare e la mancanza di studi comparativi tra i diversi
farmaci.Nella maggior parte degli studi in cui è stata condotta una
valutazione funzionale significativa, il farmaco non è risultato in grado di
migliorare la funzione, anche se la sua efficacia antispastica si è rivelata
significativa. Gli studi controllati di quasi tutti i più importanti farmaci agenti
a livello centrale hanno dimostrato che sedazione, riduzione delle performance
globali e debolezza muscolare sono effetti collaterali frequenti. È preferibile
usare sostanze agenti a livello centrale, come il baclofen, la tizanidina e il
diazepam nella spasticità di origine spinale (lesioni midollari e sclerosi
multipla), mentre il dantrolene sodico, a causa del suo meccanismo di azione
essenzialmente periferico, può essere preferibile nella spasticità di origine
cerebrale (stroke e danno cerebrale traumatico), laddove la sensibilità agli effetti
sedativi è maggiore. La somministrazione intratecale di farmaci antispastici è stata
impiegata prevalentemente in casi di iperattività muscolare a carico degli arti
inferiori in pazienti gravemente disabili e non deambulanti, ma nuove indicazioni
potrebbero emergere nella spasticità di origine centrale. In tutte le forme di
trattamento della spasticità è necessario distinguere tra due diverse finalità
terapeutiche: il miglioramento della funzione attiva e il miglioramento dell’igiene
e del comfort personale. Il rischio di una riduzione della performance generale
associato alla somministrazione generale o regionale di farmaci antispastici può
essere più accettabile quando il fine primario della terapia è rappresentato
dall’igiene e dal comfort personale che non quando la funzione attiva è
prioritaria.