Tecnica introdotta da Esther Bick nel 1951 dopo l’esperienza analitica con M. Klein, finalizzata alla verifica delle ipotesi teoriche formulate sul bambino, al loro approfondimento e allo studio dei suoi primi mesi di vita, consistente nell’osservazione sistematica della coppia madre-neonato nell’ambiente familiare, successivamente utilizzata da tutta la scuola kleiniana.L’osservazione è regolata secondo il seguente modello:A partire dal momento del parto, la frequenza degli incontri è settimanale, preferibilmente in coincidenza con una poppata, anche se può essere concordata in momenti diversi della giornataLa durata della singola seduta è di 1 ora, mentre l’intero ciclo osservativo è di 2 anni circaDurante l’osservazione è inopportuno prendere appunti: ciò interferisce con la necessaria continuità dell’attenzione e impedisce all’osservatore di rispondere alle richieste emotive dei soggetti osservatiQuindicinalmente il materiale raccolto viene presentato al gruppo di supervisione per la discussione.“L’atteggiamento mentale necessario per condurre l’osservazione diretta della relazione madre-bambino è forse rapportabile a quella di un ‘contenitore’ in grado di accogliere dentro di sé senza negarlo, qualunque sentimento, dalle angosce disintegrative provate dal neonato, ai sentimenti di inadeguatezza della madre a conservare in vita il figlio, alla gelosia e all’invidia del fratello, all’ansia di esclusione del padre per la relazione privilegiata madre-bambino, senza venirne travolto, pur provando la sofferenza mentale e conservando la partecipazione emotiva necessaria” (1993). L’osservazione è quindi concettualizzata non soltanto come attività di lavoro e ricerca che permette di porsi realmente in contatto con le modalità relazionali della coppia madre-bambino e per inferenza con quelle tra analista e paziente, ma anche come situazione capace di attivare una possibile rêverie nel bagaglio emozionale del terapeuta.I parametri di riferimento per interpretare questa osservazione sono costituiti, oltre che dalle teorie psicoanalitiche, dalle conoscenze apportate dagli studi di etologia soprattutto sugli animali osservati nel loro habitat, dal contributo della neurologia infantile, della psicologia sperimentale e dei cognitivisti.Questa attività è divenuta centrale nelle scuole di psicoterapia infantile, modello Tavistock, in quanto permette attraverso la comprensione delle modalità relazionali madre-bambino (vedi
Contenimento) sin dalla nascita di riconoscere nel trattamento analitico il loro riprodursi.