La narcoanalisi, o narcoterapia, è la raccolta di informazioni per il colloquio psichiatrico assistita da farmaci. Attualmente in disuso, questa tecnica richiede la somministrazione di sedativi (quali benzodiazepine o barbiturici) o stimolanti (ad es., metilfenidato). Dopo l’iniezione endovenosa, in genere di un barbiturico ad azione rapida come l’amobarbital sodico o di una benzodiazepina, iniettata lentamente, senza arrivare a indurre una vera narcosi, si determina un particolare stato psichico: il paziente entra in uno stato catartico ed è più disponibile a esternare, spontaneamente o se interrogato, i propri vissuti, permettendo così a ricordi e pensieri repressi di emergere a livello conscio. Le indicazioni principali sono soprattutto le forme di mutacismo nei pazienti con disturbo di conversione, negli schizofrenici catatonici o nei simulatori. Questa tecnica può essere adoperata anche con finalità di tipo terapeutico: il farmaco viene utilizzato per rinforzare una suggestione terapeutica o come adiuvante nella terapia comportamentale.

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