Per omosessualità si intende una condotta sessuale caratterizzata da attrazione tra individui appartenenti allo stesso sesso. Recenti studi hanno evidenziato una prevalenza oscillante tra l’1,5% e il 4% della popolazione generale. Nelle varie edizioni del DSM-IV si può osservare una progressiva depatologizzazione del fenomeno, anche delle forme egodistoniche: infatti, nel 1973 l’American Psychiatric Association eliminò l’omosessualità dalle categorie diagnostiche di disturbo mentale poiché non in tutte le culture e subculture viene considerato un aspetto patologico. Brown (1995) esclude da criteri clinici significativi il soggetto che presenta un orientamento di genere verso il proprio sesso in assenza di disfunzione e/o persistente e marcato disagio.Freud (1905) non considerava l’omosessualità una malattia mentale, ma una variante della funzione sessuale prodotta da un certo arresto dello sviluppo sessuale con mancato superamento della fase edipica: il comportamento omosessuale era caratterizzato dalla presenza di un’intensa attrazione per la madre associata a una distante figura paterna, da una regressione alla fase narcisistica dello sviluppo e dal desiderio di identificazione del ragazzo con l’oggetto negato (la madre). Nell’omosessualità femminile, secondo Freud, la causa sarebbe da ricercare nel complesso di castrazione in associazione a conflitti edipici non risolti.Alcuni studi hanno posto l’accento sulle teorie biologiche alla base dell’omosessualità e, in particolare, teorie genetiche, costituzionali, endocrinologiche ed etologiche. È stato, ad esempio, ipotizzato che il tasso di androgeni sia più basso nel SNC dei maschi omosessuali. Inoltre, è stata osservata un’incidenza più elevata tra gemelli omozigoti rispetto ai dizigoti. Questi studi suggeriscono che fattori di tipo biologico possono avere un ruolo nell’insorgenza dell’omosessualità, ma falliscono nel giustificare una patologizzazione dell’orientamento sessuale. La presenza di una psicopatologia associata non presenta differenze di incidenza tra una popolazione eterosessuale e una omosessuale: il disturbo mentale e la malattia presenti in gay e lesbiche non sono intrinseci alla loro omosessualità, ma sono una conseguenza del pregiudizio e della discriminazione che hanno incontrato nella loro società (Stoller et al. 1973). In caso di notevole disagio e sofferenza in relazione al proprio orientamento sessuale, si preferisce porre diagnosi di disturbo dell’adattamento o di disturbo depressivo.

Success message!
Warning message!
Error message!