Questi farmaci agiscono
come antagonisti dei recettori colinergici e sono suddivisi in due distinte
famiglie, a seconda del diverso tipo recettoriale su cui agiscono: agenti
antimuscarinici e antinicotinici.Il prototipo dei farmaci antimuscarinici è
l’atropina, che insieme ai suoi analoghi naturali è un estere alcaloide dell’acido
tropico contenente un gruppo amminico terziario che blocca l’attivazione autonoma
parasimpatica.Questi farmaci sono ben assorbiti dall’intestino, si
distribuiscono ampiamente nell’organismo e scompaiono rapidamente dal sangue, con
un’emivita di 2 ore circa. Vengono escreti per il 60% con le urine.L’azione
consiste in un blocco reversibile dell’azione dell’acetilcolina sui recettori
muscarinici e varia a seconda del tessuto in esame. A livello del sistema nervoso
centrale, l’atropina svolge un lieve effetto stimolante (centri midollari
parasimpatici) e un effetto sedativo nel cervello, per cui si utilizza nella terapia
dei tremori nel m. di Parkinson.Tali farmaci sono utilizzati in clinica
anche per disturbi oculari, gastroenterici, cardiaci, respiratori e in caso di
avvelenamento colinergico.Il complesso degli effetti dell’atropina e dei
suoi congeneri è talmente ampio che un trattamento con questi farmaci diretto verso
un sistema produce sempre effetti indesiderati su altri sistemi. A concentrazioni
più elevate l’atropina blocca tutte le funzioni
parasimpatiche.L’intossicazione causata da elevate dosi di farmaci
antimuscarinici è associata a tutti i segni periferici di blocco parasimpatico,
mentre gli effetti centrali sono assenti. Possono causare blocco gangliare con
marcata ipotensione ortostatica. Il trattamento degli effetti antimuscarinici può
essere attuato con un farmaco anticolinesterasico.I farmaci antinicotinici
comprendono i bloccanti gangliari e quelli della giunzione
neuromuscolare.Gli agenti ganglioplegici bloccano l’azione
dell’acetilcolina e dei suoi analoghi sui recettori nicotinici presenti nei gangli
autonomi sia parasimpatici sia simpatici. Data la loro capacità di bloccare tutto
l’efflusso nervoso autonomo, risultano importanti e utili nella ricerca
farmacologica, ma la mancanza di selettività conferisce loro così tanti effetti
collaterali da motivare il loro abbandono nella pratica clinica. Vengono
esclusivamente usati nel controllo a breve della pressione arteriosa. Questi farmaci
sono amine di sintesi come il tetraetilammonio e l’esametonio.La tossicità
di questi farmaci è limitata agli effetti di tipo vegetativo e, se si fa eccezione
per un impiego acuto, questi effetti sono intollerabili per la maggioranza dei
pazienti.L’introduzione dei farmaci bloccanti neuromuscolari o
miorilassanti ha offerto la possibilità di produrre un adeguato miorilassamento
durante ogni intervento chirurgico senza il rischio degli effetti deprimenti
dell’anestesia profonda. Vengono suddivisi in non depolarizzanti (tubocurarina) e
depolarizzanti (succinilcolina).I farmaci anticolinergici sono stati per
molti anni il principale presidio terapeutico nella terapia del m. di Parkinson.
Oggi il farmaco di elezione è la levodopa, ma in alcuni pazienti può rendersi
necessaria una terapia alternativa o concomitante con agenti antimuscarinici.
L’utilità di tali farmaci si dimostra soprattutto nel caso di soggetti con modesta
intensità della sintomatologia, in caso di intolleranza alla levodopa e in quei
pazienti in cui quest’ultima non produce alcun effetto farmacologico. Il prototipo
di questa classe di farmaci è il triesifenidile, antagonista muscarinico dotato di un profilo farmacologico
e di collateralità simile agli alcaloidi della belladonna. La sua efficacia
farmacologica risulta equivalente nei confronti sia del tremore sia della
bradicinesia e rigidità parkinsoniane, ma complessivamente il farmaco è meno
efficace della levodopa. Tra i sintomi secondari gli anticolinergici presentano
un’azione rilevante nel controllo della scialorrea. Nel complesso, gli alcaloidi
antimuscarinici sintetici rispetto ai naturali (atropina) manifestano azioni
anticolinergiche meno rilevanti; non altrettanto migliorato è il profilo delle
collateralità, come la cicloplegia, la stipsi e la ritenzione urinaria; l’utilità di
tali farmaci può poi anche essere limitata dall’eventuale insorgenza di confusione
mentale, delirio, sonnolenza e allucinazioni.Gli altri anticolinergici
utilizzati nel m. di Parkinson sono: biperidene, orfenadrina,
bornaprina, dexetimide, metixene e prociclidina.