Lo studio della personalità ossessivo-compulsiva è cominciato nel primo ventennio di questo secolo, sotto l’influenza degli scritti di Freud che nel 1913, cercando di differenziare i sintomi nevrotici compulsivi dal carattere, ha ipotizzato che i primi rappresentassero il fallimento degli sforzi del soggetto di reprimere impulsi e pensieri proibiti, mentre il carattere rifletterebbe la riuscita elaborazione, da parte dell’Io, di difese nei confronti di tali impulsi. Il DSM-IV descrive il disturbo come un quadro pervasivo di preoccupazione per l’ordine, perfezionismo e controllo, a spese di flessibilità ed efficienza. I soggetti prestano particolare attenzione ai dettagli, all’organizzazione, agli schemi perdendo spesso lo scopo principale dell’attività; il perfezionismo interferisce con il completamento dei compiti; sono presenti dedizione eccessiva al lavoro, coscienziosità, scrupolosità, inflessibilità, rigidità, testardaggine, avarizia; il soggetto sperimenta difficoltà a lavorare con altri, a meno che non si sottomettano alle sue modalità di fare le cose ed incapacità di gettare oggetti consumati anche quando non hanno alcun valore affettivo.I tratti sono schemi duraturi di comportamento ed egosintonici a differenza della sintomatologia del DOC (vedi
Disturbo ossessivo-compulsivo). Non sempre causano disagio e spesso sono i conviventi a spingere questi soggetti a chiedere una consultazione psichiatrica per la difficoltà di vivere con loro.La prevalenza è dell’1% nei campioni comunitari e del 3-10% tra coloro che si presentano alle cliniche di salute mentale e maggiore nei maschi, negli ultimogeniti e nei consanguinei di persone affette.I primi studi psicoanalitici hanno sottolineato alcuni tratti del carattere, come ostinatezza, parsimonia e ordine, correlandoli alla fase anale dello sviluppo psicosessuale. Spinti da un Super-Io punitivo, i soggetti utilizzeranno meccanismi di difesa come l’isolamento, l’annullamento, lo spostamento, la formazione reattiva. I contributi più recenti hanno spostato l’attenzione su elementi interpersonali, stima di sé, gestione della rabbia, stile cognitivo.L’esperienza infantile di questi pazienti è di non essere stati sufficientemente amati e valorizzati dai genitori. Consciamente il desiderio di dipendenza e la rabbia non vengono accettati e i pazienti si difendono con l’isolamento e la formazione reattiva. I loro schemi di pensiero risultano spesso rigidi e dogmatici, interpretabili dinamicamente come compensatori per il sottostante dubbio di sé e per l’ambivalenza che li affligge. L’autonomia rispetto alle ingiunzioni del Super-Io appare scarsa e i soggetti si comportano così perché devono, senza attenzione alle ripercussioni che il loro comportamento ha sulle relazioni interpersonali. Poiché le richieste di perfezione del Super-Io sono insostenibili, il soggetto può cadere in una forma depressiva.Dal punto di vista biologico, è carente la capacità di provare piacere e alla base dell’indecisione e dell’esitazione presenti si trovano segnali conflittuali provenienti dalle aree limbiche associate a paura e rabbia.Un’associazione è descritta con i disturbi dell’umore, mentre è sempre più relativizzata la presenza del disturbo di personalità nel DOC. Frequenti sono i disturbi somatoformi.Miglioramenti si ottengono con la psicoanalisi e la psicoterapia espressiva individuale e di gruppo. La farmacoterapia è utilizzata nel caso di concomitante marcata ansia e depressione.