La rabbia è una malattia conosciuta da secoli, con decorso sovente fatale, le cui manifestazioni cliniche sono prevalentemente neurologiche e, nella maggior parte dei casi, di tipo encefalitico. Appartiene alle e. da virus trasmesse da secreti ed escreti (vedi anche
Encefaliti virali), essendo causata da un virus a RNA della famiglia dei rabdovirus.Il virus rabbico si trova in animali selvatici (quali volpi, puzzole, procioni, donnole, ecc.), in animali domestici (cani, gatti, bovini, ovini, suini, equini) e nei pipistrelli. La trasmissione del virus avviene attraverso morsi, per contaminazione di ferite con saliva infetta. In Europa il serbatoio del virus è rappresentato dalla volpe, negli Stati Uniti per lo più da cani e pipistrelli. Il virus rabbico perviene al sistema nervoso centrale risalendo lungo i nervi periferici, quindi con un periodo di incubazione proporzionale alla distanza del punto infettato e variabile da 30 a 90 giorni nell’uomo, ma di soli 3-5 giorni negli animali (per cui risulta giustificato il periodo di osservazione). Attraverso i nervi autonomi il virus si trasmette a molti organi, tra cui le ghiandole salivari, che possono quindi trasmettere il virus attraverso la saliva.La localizzazione cerebrale prevalente è a livello della sostanza grigia del sistema limbico e dell’encefalo basale. Il quadro anatomo-patologico risulta caratterizzato da infiltrazione perivasale (linfociti, plasmacellule e istiociti). Caratteristica è la presenza dei cosiddetti noduli di Babes, un tempo ritenuti specifici della malattia, attualmente invece riconosciuti come quadri di degenerazione neuronale con attività macrofagica da parte di istiociti e leucociti polimorfonucleati. Nel 70% dei casi è possibile rilevare, in sede ippocampale, la presenza dei cosiddetti corpi del Negri, prodotti soltanto dal virus di strada e rappresentati da inclusioni citoplasmatiche presenti nelle cellule piramidali del corno di Ammone e nelle cellule del Purkinje.Nella sede del morso compaiono precocemente dolori e parestesie, associati a un quadro infettivo generale, con marcata irritabilità, iperestesia e, talora, angoscia. La presenza di una contrattura dolorosa e persistente a carico dei muscoli della deglutizione può determinare, in circa la metà dei pazienti, atteggiamenti di tipo idrofobico. Possono inoltre comparire fenomeni di tipo mioclonico, spasmi generalizzati o focali, sino all’opistotono e, talora, vere crisi convulsive. L’ipersensibilità sensoriale produce talora fenomeni di marcata agitazione psicomotoria, che possono precedere l’exitus. Un’altra forma della malattia ha decorso paralitico (20% dei casi): il deficit motorio assume carattere ascendente, a partire dalla zona di inoculazione, sino alla compromissione dello stato di coscienza e alla morte.Diagnosi differenziale va posta verso il tetano, specie da morsicatura o con le complicanze di tipo post-vaccinico, e verso manifestazioni da conversione somatica di tipo isterico. La diagnosi può essere confermata dall’isolamento del virus, dalla saliva o dal liquor, nei primi 6 giorni: l’immunofluorescenza dimostra una sensibilità diagnostica fra il 50 e il 90% e una specificità prossima al 100%.La terapia della fase conclamata è meramente sintomatica. Nelle fasi precoci è indicata una vigorosa pulizia, anche chirurgica, della ferita (procedimento noto sin dall’antichità). Il secondo intervento è rappresentato dall’immunizzazione passiva mediante immunoglobuline umane antirabbia, che debbono essere iniettate parte nella sede di morsicatura e parte per via intramuscolare generale: tale provvedimento può offrire una protezione anticorpale nelle prime 2 settimane precedenti la risposta anticorpale elicitata dal vaccino. La vaccinazione, contestuale agli altri provvedimenti nei casi sospetti, viene distribuita in più dosi nell’arco del mese e comporta una profilassi adeguata‚ che diviene operativa dopo 30 giorni circa. Complicanze post-vacciniche possono comparire nello 0,005-0,5% dei casi.