Disturbo neurologico, così definito nel 1988, il cui sintomo principale è una stanchezza eccessiva e persistente che dura per più di 6 mesi e peggiora dopo sforzo. Spesso colpisce persone nei loro anni più produttivi e i sintomi sono identici a quelli osservati nella sindrome post-poliomielitica, nella sclerosi multipla o nel morbo di Parkinson idiopatico. La diagnosi viene posta essenzialmente sulla base dell’esclusione di altre cause di fatica e dell’esordio di fatica persistente, remittente, debilitante che non si risolve con il riposo a letto ed è abbastanza severa da ridurre l’attività quotidiana al di sotto del 50% del livello premorboso (per più di 6 mesi). Inoltre, devono essere presenti 6 o più dei seguenti fattori: (1) lieve rialzo febbrile; (2) mal di gola; (3) linfonodi antero- o posterocervicali o ascellari dolorosi; (3) debolezza muscolare generalizzata; (5) mialgie; (6) fatica da sforzo prolungata; (7) cefalea; (8) artralgie migranti; (9) disturbi neuropsicologici (includenti fotofobia, scotomi transitori, disturbi mnesici, irritabilità, confusione, depressione, scarsa concentrazione); (10) disturbi del sonno; (11) esordio improvviso del complesso sintomatologico principale. La prevalenza (negli USA) è stimata di 4-10 casi per 100.000 adulti. Non esistono test specifici, ma sono disponibili scale di valutazione.Di solito, il disturbo segue un’infezione respiratoria o gastrointestinale. Alcuni casi si manifestano dopo stress acuto o trauma, ma qualsiasi disturbo psicologico è piuttosto una conseguenza che un fattore di rischio precedente. Sintomi della cosiddetta sindrome della guerra del Golfo sono simili a quelli della sindrome da fatica cronica (SFC), che a sua volta è identica a una sindrome neurocomportamentale che avviene dopo un’esposizione cronica a basse dosi di organofosfati. Altre tossine possono causare il disturbo (ad es., avvelenamento da pesce ciquatera e botulismo), senza tuttavia apparente correlazione di gravità. La spettroscopia a risonanza magnetica nucleare ha dimostrato un metabolismo ossidativo muscolare alterato, confermato poi dalla scoperta di anormalità metaboliche in culture di muscolo a lungo termine. I pazienti con SFC possono avere un ampio difetto nel metabolismo cellulare anche in altri tessuti al di fuori del muscolo. Notevoli alterazioni sono state evidenziate all’esame tomografico cardiaco eseguito con la SPECT al tallio-201, nonostante l’assenza di ischemia cardiaca. È stata anche riscontrata una riduzione del potassio corporeo. Un numero significativo di pazienti con la sindrome del cromosoma X dimostra alterazioni alla SPECT simili e sviluppa in seguito una SFC. Tali pazienti mostrano, inoltre, identici reperti alla risonanza magnetica nucleare dei muscoli e alterazioni degli ionofori del canale per il potassio. Un’alterata funzione dello ionoforo potrebbe spiegare l’abnorme ipoperfusione regionale riscontrata alla SPECT cerebrale in soggetti con SFC.Nei soggetti con SFC è presente anche una lieve disfunzione ipotalamica: essi, infatti, presentano un metabolismo idrico anormale ed è stata dimostrata una sregolazione della neuroipofisi (concernente la secrezione di ADH) e dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (perdita della risposta al CRH e supersensitività all’ACTH). Inoltre, sia il rilascio di ormone della crescita indotto dalla piridostigmina sia il rilascio di prolattina indotto dal buspirone mostrano risposte esagerate: questo fatto suggerisce alterazioni nella sensibilità sinaptica all’acetilcolina e alla serotonina, rispettivamente. Studi neurofisiologici hanno anche dimostrato una pronunciata ipotensione neuromediata, in accordo con la riduzione del tono vagale afferente evidenziato in altri studi sull’attività dei muscoli respiratori durante l’esercizio.La sindrome è anche definita sindrome della fatica cronica da immunodeficienza, da virus cronico di Epstein-Barr, da encefalomielite mialgica, Royal Free disease o sindrome da fatica postvirale.

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