Sindrome dolorosa a partenza dalla regione lombosacrale e irradiata con distribuzione radicolare all’arto inferiore, nel territorio di competenza del nervo sciatico (vedi
Lombosacrale, plesso).Numerose possono essere le cause della lombosciatalgia (artrosi, anomalie congenite del rachide, patologie flogistiche e vascolari, neoplasie); l’eziologia più frequente resta comunque l’ernia discale, che agisce sulle radici nervose determinando quadri diversi che vanno dalla semplice irritazione alla compressione fino all’interruzione. L’ernia può essere distinta in 3 tipologie: (1) contenuta, in cui i legamenti del rachide e le fibre dell’anulus riescono a contenere la fuoriuscita del nucleo polposo; (2) protrusa, quando fuoriesce, ma non si allontana dalla sede originaria; (3) espulsa o migrata, in caso di allontanamento. Inoltre, la sede dell’ernia può essere mediana o laterale. I sintomi variano a seconda della gravità del quadro e delle radici nervose colpite. In generale, nei casi più lievi (sindrome da irritazione) domina il dolore lombare spontaneo irradiato al dermatomero corrispondente, accompagnato da parestesie e iperreflessia; nella sindrome da compressione subentrano, per maggiore sofferenza radicolare, deficit della motilità, ipoestesie e iporeflessia. È altresì importante prestare attenzione a rigidità del rachide e contratture muscolari, che portano il soggetto ad assumere posture antalgiche particolari, quali un atteggiamento scoliotico e l’appianamento della lordosi lombare fisiologica. Infine, nel caso di interruzione della radice si hanno anestesia, areflessia e deficit muscolari che spesso si instaurano in maniera brusca.Al fine di poter localizzare in maniera precisa la sofferenza radicolare, risulta utile la positività a segni quali quello di Lasègue e per rilevare deficit motori il segno di Dandy, che consiste nell’ipovalidità alla flessione dorsale dell’alluce contro la resistenza opposta dall’esaminatore. Se le radici interessate sono L3-L4 si parla di cruralgia, mentre se sono L5-S1 si avrà la “sciatica”. In generale, comunque, tale patologia è più frequente, per motivi di carico e di movimento, proprio a livello L5-S1 e predilige i soggetti maschi di età compresa fra 35 e 50 anni di età. La diagnosi è clinica, epidemiologica e si avvale di indagini strumentali quali TC e RM. La diagnosi differenziale va condotta verso le patologie vascolari (aneurisma dell’aorta addominale), le neoplasie (specie le masse pelviche quali voluminose cisti ovariche, che causano danno compressivo, e i tumori ossei a localizzazione vertebrale), i traumi, le infezioni (spondilite tifica e brucellare, tubercolosi), le patologie degenerative ossee e le nevrosi da indennizzo. La terapia va adattata a ogni singolo caso, a seconda dell’eziopatogenesi riconosciuta: può essere medica e talvolta chirurgica, ma nei casi più lievi si limita al riposo e all’uso di antinfiammatori.

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