(ingl. narcissism; ted. Narzissmus)Termine che indica l’amore che un individuo ha per la propria immagine, come nell’antico mito di Narciso che, innamoratosi della propria figura riflessa nell’acqua, annegò per averla voluta contemplare troppo da vicino. Il più importante scritto di Freud sull’argomento è Introduzione del narcisismo, nel quale quest’ultimo è assunto come il tratto che differenzia la psicosi dalla nevrosi da transfert (vedi
Psicoanalisi) ed è interpretato, in termini energetici, come un processo nel quale l’energia libidica (vedi
Libido) disinveste gli oggetti esterni e reinveste l’Io. Precedentemente, Freud aveva utilizzato il termine “narcisistico”, mutuato da Paul Nacke, per dar conto del comportamento omosessuale, postulando poi in Totem e tabù una fase narcisistica intermedia, nel corso dello sviluppo psicosessuale, fra l’autoerotismo e l’amore oggettuale, ossia quello rivolto ad altri (inizialmente i genitori). Dopo la revisione del suo pensiero, avvenuta nel 1920, e l’introduzione della nozione di Es, Freud differenzia il narcisismo in primario e secondario. Il narcisismo primario, i cui prototipi sono la condizione intrauterina e il sonno, è caratterizzato dalla mancanza di distinzione fra l’Io e l’Es e dalla mancanza di rapporti oggettuali, essendo tutta la libido ripiegata sull’individuo; esso viene a essere collocato in uno stadio intermedio fra la fase autoerotica e quella alloerotica, in quanto il bambino investe tutta la sua libido verso l’interno prima di rivolgerla agli oggetti esterni.Il concetto di n. primario non risulta esente da critiche in quanto il suo significato reale è lungi dall’essere chiaro: il narcisismo implica, infatti, sempre una relazione, sebbene soltanto con un’immagine, che appare in contraddizione con l’assunto dell’assoluto indistinto rappresentato dalla condizione intrauterina. Per questa ragione, l’esistenza di una fase narcisistico-primaria è stata contestata da molti psicoanalisti; secondo Melanie Klein (vedi
Kleiniana, teoria), in particolare, fin dall’inizio il neonato esperisce relazioni oggettuali d’amore.La carica libidica di cui vengono investiti gli oggetti d’amore può venire in ogni momento ritirata: questo è possibile perché gli investimenti oggettuali non sopprimono gli investimenti dell’Io, di cui l’ideale dell’Io è una tipica conferma. Freud riteneva, ad esempio, che gli stati schizofrenici fossero il prodotto di un massiccio ritiro della libido dai suoi oggetti fino a raggiungere una condizione di narcisismo secondario, che spinge l’individuo a uno stato di egocentrismo magico che trova il suo modello nei primi mesi di vita, fase nella quale il bambino si sente perfetto e dotato di ogni potere. Un importante risvolto tecnico di tale situazione, nell’ambito della cura psicoanalitica, è che il paziente non può trasferire i legami libidici con i genitori sulla persona dell’analista (transfert) perché non ha più legami da trasferire.Così Freud distinse tra le “nevrosi da transfert”, che comprendono vari disturbi nevrotici analizzabili come i disturbi ossessivi e l’isteria, e le “nevrosi narcisistiche”, che comprendevano vari disturbi psicotici, come la schizofrenia e la depressione grave, non accessibili al processo psicoanalitico.Sin dall’inizio della storia di questo concetto si è posto il problema, riattualizzato dalla pratica psichiatrica contemporanea, della differenza tra i livelli di n. sano e il n. patologico. Il DSM-IV identifica 9 criteri per la diagnosi di disturbo narcisistico di personalità, definito come “una modalità pervasiva di grandiosità (nella fantasia o nel comportamento), di bisogno di ammirazione, di mancanza di empatia che compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti”. Il paziente narcisista:Ha un senso grandioso di importanzaÈ costantemente assorbito da fantasie di successo illimitato, potere, fascino, bellezza o amore idealeRitiene di essere speciale o unico e che soltanto altri individui speciali o di alto rango siano in grado di capirlo e frequentarloRichiede eccessiva ammirazioneHa la sensazione che tutto gli sia dovuto;Si serve degli altri per raggiungere i propri scopiÈ caratterizzato da mancanza di empatiaÈ spesso invidioso degli altri o ritiene che gli altri provino invidia nei suoi confrontiOstenta comportamenti o atteggiamenti arroganti, sprezzanti.Nell’ultimo decennio, la principale controversia riguardante la comprensione psicodinamica del disturbo narcisistico si è incentrata attorno ai modelli di Heinz Kohut e Otto Kernberg.Kohut riteneva che gli individui disturbati sul piano narcisistico si siano arrestati da un punto di vista evolutivo a uno stadio in cui hanno bisogno di specifiche risposte dalle persone del loro ambiente per mantenere un Sé coeso. In mancanza di tali risposte, questi individui tendono alla frammentazione del Sé. All’origine di tale frammentazione sarebbe un fallimento originario nel rapporto empatico con i genitori. In particolar modo, i genitori che non hanno risposto alle manifestazioni di esibizionismo del bambino, adeguate per la fase che attraversava, con validazione e ammirazione, non hanno offerto esperienze gemellari e non hanno fornito al bambino un modello degno di idealizzazione. Nel bambino vi sono, infatti, precoci stati narcisistici sostenuti da 3 tipi di esperienze: quelle che confermano l’innato senso di vigore, grandezza e perfezione (ad es., lo sguardo di approvazione della mamma quando il bambino gioca a fare il “supereroe” investito di “superpoteri”); l’esperienza di coinvolgimento del bambino con altri potenti che egli possa ammirare e con i quali si possa fondere in un’immagine di calma, infallibilità e potenza (ad es., credere che sia la mamma che fa sorgere il sole al mattino, quando apre le finestre); infine, le esperienze di rapporti con altri che fanno sentire al bambino di essere uguale e somigliante, non diverso e inferiore (l’esperienza di andare in bicicletta “proprio come papà”). Il bambino arriva naturalmente a capire la natura irrealistica del modo in cui vede se stesso e i genitori quando subisce le delusioni e le disillusioni comuni della vita quotidiana. Disillusioni precoci o traumatiche contribuiscono a creare una situazione di incertezza che il soggetto tenderà continuamente, nella vita adulta, a compensare. Nella situazione analitica, tali pazienti cercheranno continuamente di formare transfert speculari, gemellanti o idealizzanti. Kohut postulò la teoria del doppio asse per spiegare come possano coesistere nello stesso individuo sia i bisogni narcisistici sia i bisogni oggettuali: tutti abbiamo bisogno di trattare gli altri non come individui separati, ma come fonti di gratificazione; in altre parole, abbiamo bisogno di risposte di tipo oggetto-Sé da parte di coloro che ci circondano. Il fine di percorso maturativo, normale o sviluppato all’interno di un trattamento psicoterapeutico, è partire da un bisogno di oggetti-Sé arcaici per arrivare alla capacità di usare oggetti-Sé più maturi e appropriati.Una posizione diversa e, per alcuni versi, distante da quella kohutiana, è quella di Otto Kernberg. Kernberg considerò l’organizzazione difensiva della personalità narcisista simile al disturbo di personalità borderline. Egli differenziò il disturbo narcisistico di personalità dalla personalità borderline sulla base del Sé grandioso narcisista, integrato, ma patologico. Il Sé grandioso risulta essere una fusione del Sé ideale, dell’oggetto ideale e del Sé reale: tale fusione dà luogo alla svalutazione distruttiva delle immagini dell’oggetto. In altre parole, questi pazienti si identificano nelle loro idealizzate immagine di Sé al fine di negare la loro dipendenza dagli oggetti esterni (altre persone), così come dalle immagini interne di questi oggetti. Nello stesso tempo, negano gli aspetti inaccettabili di sé proiettandoli negli altri. Il Sé grandioso patologico spiega le caratteristiche di grandiosità e altezzosità della personalità narcisistica. Nella concezione di Kohut, l’aggressività nel paziente narcisista è considerata secondaria (ad es., è la rabbia narcisistica in risposta alla mancata gratificazione dei propri bisogni di rispecchiamento e di idealizzazione). Kernberg, invece, considerò l’aggressività come un fattore primario: livelli di aggressività elevati caratterizzano il paziente narcisista che diventa distruttivo verso gli altri. Una manifestazione dell’aggressività del paziente narcisista è la cronica e intensa invidia che induce il paziente a voler rovinare e distruggere le cose buone degli altri. Entrambi gli autori ritengono che la psicoanalisi sia il trattamento elettivo per la maggior parte dei soggetti con disturbo narcisistico di personalità: in pratica, vengono maggiormente utilizzati trattamenti di tipo supportivo-espressivo.

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