(ingl. mechanisms of defence; ted. Abwehrmechanismen)Operazioni psichiche messe in atto dall’Io per difendersi da situazioni di angoscia vissute come un pericolo per l’integrità o l’equilibrio dell’Io stesso. Tendono a controllare le idee e le fantasie intollerabili, a salvaguardare le nostre identificazioni (gli schemi mentali a cui ci adeguiamo), l’immagine di noi stessi; esercitano inoltre un controllo sull’ambivalenza (la coesistenza di sentimenti opposti dentro il sé).L’angoscia che preme sull’Io può derivare da impulsi che spingono per ottenere una gratificazione, dalle critiche provenienti dal Super-Io, o può essere una reazione a un pericolo reale. Inizialmente, Freud ha ipotizzato che le difese venissero utilizzate solo sotto la pressione inconscia di pulsioni incompatibili con la realtà ambientale del soggetto, dando luogo a specifiche formazioni psiconevrotiche; egli infatti descrive 3 metodi di difesa in 3 forme di malattia: la rimozione nell’isteria, la formazione reattiva come caratteristica della nevrosi ossessiva e l’evitamento nella fobia, qualificando così l’Io come luogo da proteggere da ogni perturbazione. Successivamente, ha ampliato il concetto a tutte le tecniche di cui l’Io si avvale nei suoi conflitti che possono eventualmente sfociare nella nevrosi: l’accento viene posto sempre sull’idea di inconciliabilità di una rappresentazione con l’Io e le diverse forme di difesa consistono nei diversi modi di trattare questa rappresentazione. Il modello metapsicologico di difesa, nel sistema freudiano, fa comunque riferimento a una contrapposizione tra gli eccitamenti esterni che si possono evitare, o contro cui esiste un dispositivo di filtro, e gli eccitamenti interni che non si possono fuggire: le difese si costituiscono contro questi ultimi. È tuttavia dopo il 1936, con l’opera di Anna Freud e contemporaneamente di Melanie Klein, che lo studio dei meccanismi di difesa diventa un tema importante nella ricerca psicoanalitica. Anna Freud descrive la complessità e l’estensione dei meccanismi di difesa, dimostrando come l’intento difensivo possa utilizzare diverse attività (quella intellettuale, così come quella fantastica) per contrastare non solo le rivendicazioni pulsionali, ma tutto ciò che può suscitare angoscia dall’interno (le deficienze primarie dell’Io, le sue funzioni, i suoi apparati) e dall’esterno (emozioni, situazioni di vita). Melanie Klein specifica alcuni meccanismi di difesa “primari”, quali la scissione dell’oggetto, la negazione della realtà psichica, l’identificazione proiettiva.I meccanismi di difesa che più sovente vengono utilizzati sono:la rimozione: operazione con la quale l’Io cerca di respingere o di mantenere nell’inconscio rappresentazioni (pensieri, immagini, ricordi) collegati a una pulsione inaccettabile;la regressione: il passaggio a modi di espressione e di comportamento di un livello infantile o precedente lo stadio psichico nel quale si trova il soggetto, al fine di ottenere una gratificazione a scopo difensivo;la formazione reattiva: sviluppo di un atteggiamento o di una tendenza psicologica di senso contrario a un desiderio rimosso, costituito in opposizione a esso (ad es., un atteggiamento eccessivamente sottomesso, in contrapposizione con una pulsione fortemente aggressiva);l’isolamento: meccanismo tipico del disturbo ossessivo, nel quale un pensiero o un comportamento viene separato dalla carica affettiva a essi connessa, oppure viene rotta la loro connessione con altri pensieri o con il resto dell’esistenza del soggetto;l’evitamento: meccanismo di difesa tipico della fobia che consiste nell’evitare la situazione o l’oggetto fonte di angoscia;la conversione: trasposizione di un conflitto psichico in sintomi somatici motori, ad esempio una paralisi) o sensori (un dolore localizzato). È il meccanismo in azione nell’isteria;l’annullamento retroattivo: il tentativo compiuto da un soggetto di ritenere non avvenuti i pensieri, le parole o gli atti passati, utilizzando a tale scopo un pensiero o un comportamento di significato opposto. È un meccanismo che si fonda sul pensiero “magico” e caratterizza il disturbo ossessivo;la proiezione: attribuzione ad altri di propri aspetti o vissuti negativi;l’introiezione: il soggetto introduce in sé, in modo fantasmatico, gli oggetti (le persone) e le loro qualità. L’incorporazione costituisce il corrispettivo somatico dell’introiezione;la sublimazione: deviazione di una pulsione sessuale o aggressiva verso una nuova meta non sessuale o non aggressiva che ha un riconoscimento e una valorizzazione a livello sociale;la negazione: difesa con cui il soggetto, pur consentendo l’accesso alla coscienza a desideri, pensieri, sentimenti fino ad allora rimossi, nega che gli appartengano. A differenza del diniego, in tale forma di difesa non si giunge a un vero e proprio misconoscimento della realtà interna o esterna;l’identificazione: è una difesa dall’angoscia di perdita e di abbandono, che consiste nell’identificarsi con la persona o l’oggetto perduto;la difesa maniacale: l’utilizzo di fantasie caratterizzate da vissuti di onnipotenza, euforia e disinibizione che difendono il soggetto dalla depressione, dandogli l’illusione di un controllo della situazione angosciante;la messa in atto: evitamento del conflitto inconscio mediante ricerca di soluzioni sul piano di realtà, spesso mediante l’uso di agiti che hanno la finalità di risolvere il conflitto;la neutralizzazione: deaggressivizzazione e desessualizzazione dell’energia psichica in vista di un suo impiego in attività sublimate;la scissione: difesa dall’angosciante presenza di qualità antinomiche nell’oggetto, che viene scisso in “buono” e “cattivo” in modo da poter dirigere sulle parti scisse gli opposti sentimenti da esso ispirati.

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