(ingl. identification; ted. Identifizierung; fr. identification)Concetto psicoanalitico che designa il processo attraverso cui un individuo assume una o più caratteristiche di un altro soggetto, modificandosi parzialmente o totalmente.Psicoanalisi. Sigmund Freud considera l’identificazione come la “forma più originaria del legame affettivo con l’oggetto”, attribuendole un ruolo centrale nella formazione della personalità del soggetto e nella sua successiva differenziazione. Egli riconosce il fatto che ogni relazione oggettuale (vedi
Oggetto) è originariamente basata sull’identificazione: “All’inizio, nella fase orale (vedi
Psicoanalisi) primitiva dell’esistenza dell’individuo, l’investimento dell’oggetto e l’identificazione sono difficilmente differenziabili tra loro” (1923). Freud infatti individua un’identificazione primaria con l’oggetto amato, la madre, non ancora colto come diverso da sé, nella quale l’identità del soggetto è indistinta da quella degli oggetti. Tale processo si organizza precocemente e rappresenta una coptazione attraverso l’immaginario genitoriale, sin dall’origine della vita, creando un Io ideale concepito sul modello dell’altro. In merito, Fairbairn afferma che: “L’identificazione può essere considerata come la persistenza, nella vita extrauterina, di una relazione esistente prima della nascita. Nella misura in cui l’identificazione persiste dopo la nascita, l’oggetto costituisce non solo il suo mondo, ma anche se stesso”. Nell’ambito della suddetta identificazione “originaria”, la gratificazione immediata e l’onnipotenza che la fusione consente devono allentarsi, per assumere una nuova forma organizzata dalle identificazioni secondarie della conflittualità edipica (vedi
Edipo, complesso di), in cui il padre diviene modello e impedimento ai desideri di conquista del bambino e alle sue fantasie sessuali, che fa sì che le istanze psichiche si strutturino dando forma alla soggettività dell’individuo. L’esito favorevole è perciò quello che consente l’introiezione pulsionale e l’uscita dell’individuo dalla sfera dell’immaginario, dell’assimilazione pulsionale dell’immagine dell’altro, visto che l’identificazione non è solo imitazione, ma anche differenziazione, connessa all’organizzazione di un ambito simbolico in cui si colloca il soggetto. L’identificazione secondaria, che è quella propriamente detta, risulta inoltre essere secondo Freud un meccanismo di difesa, nel momento in cui opera come riduttore della distanza tra sé e l’oggetto, favorendo la negazione di condotte di separazione da questi. Ciò è quanto si verifica nelle esperienze luttuose (vedi
Lutto), ove l’identificazione consente all’oggetto di sopravvivere nell’Io dell’individuo. Anna Freud introduce il concetto di identificazione con l’aggressore, sostenendo che l’identificazione costituisce, di per sé, uno dei mezzi più potenti che l’Io ha a disposizione contro gli oggetti esterni capaci di provocare angoscia: “Il bambino introietta alcuni dei caratteri dell’oggetto ansiogeno, assimilando così un’esperienza angosciante appena provata (…). Assumendo il ruolo dell’aggressore e i suoi attributi o imitando la sua aggressione, il bambino si trasforma da minacciato in minacciante” (1936). Ella ritiene, inoltre, che tale meccanismo di difesa contribuisca in modo determinante alla formazione del Super-Io (vedi
Psicoanalisi).Teoria kleiniana. Melanie Klein (1932) tratta dell’identificazione come dell’essenziale capacità della madre di identificarsi con il suo bambino, di entrare in sintonia con lui, di vivere in un mondo a parte, a due, che è poi quanto le consente di comprendere i bisogni del figlio, rispondendo adeguatamente a essi (vedi
Contenimento). Ella introduce così il fondamentale concetto di identificazione proiettiva (vedi), complementare all’identificazione introiettiva, che è il processo psichico attraverso cui il bambino può riprendere dentro di sé, e riconoscere come proprie, le parti proiettate sulla madre, elaborate e bonificate dal contenimento e dall’attenzione della stessa (vedi
Funzione).Teoria lacaniana. J. Lacan, con L’identificazione simbolica (1953-1954), introduce il concetto dell’immagine rinviata allo specchio che, quando viene assunta, rappresenta il fondamento per la creazione dell’immagine unitaria del proprio corpo e per la nascita dell’Io.