Piombo. Lo spettro dell’intossicazione da piombo include anemia, coliche addominali, neuropatia “saturnina” periferica di tipo motorio ed encefalopatia “saturnina”, quest’ultima particolarmente grave nei bambini, con un rischio di mortalità del 25%, e un seguito di crisi convulsive e ritardo mentale. La causa più comune dell’intossicazione è l’ingestione di vernici contenenti piombo; altre cause sono un’attività lavorativa in industrie produttrici di accumulatori per batterie, l’ingestione di acqua contaminata da tubature di piombo (oggi in effetti non più utilizzate) o l’inalazione tossicomanica di benzina. L’azione del metallo a livello cerebrale non è chiara, ma è probabile che esso inibisca degli enzimi intracellulari, bloccando così tappe metaboliche essenziali e dando luogo a un danno dell’endotelio dei piccoli vasi e delle cellule parenchimali del cervello. Ciò causa edema cerebrale e perdita neuronale nel SNC, associata, in alcuni casi, a marcata demielinizzazione, a cui segue un’intensa gliosi. La neuropatia saturnina consiste, invece, in una demielinizzazione segmentaria con relativa conservazione degli assoni, associata a un livello di piombo plasmatico >70 µg e urinario >150 µg. La diagnosi si pone sulla base di: (1) dati anamnestici; (2) presenza di disturbi gastroaddominali (vomito, dolori intestinali); (3) depositi gengivali di piombo; (4) ipertensione arteriosa; (5) tassi elevati plasmatici e urinari del metallo; (6) anemia ipocromica microcitica con sideropenia; (7) tassi elevati plasmatici, ancorché aspecifici, di acido d-aminolevulinico, coproporfirinogeno III e protoporfirina IX; (8) presenza di depositi radiopachi nel tubo gastroenterico, nelle metafisi tibiali e nelle creste iliache; (9) diminuzione della velocità di conduzione motoria all’esame elettromiografico. Il piombo può essere mobilizzato dai tessuti molli somministrando l’agente chelante EDTA (etilendiaminotetracetato) a dosi crescenti (25-75 mg/die in 5 giorni), eventualmente ripetuto per un secondo ciclo dopo 3 settimane di interruzione.Arsenico. L’intossicazione da arsenico avviene oggi per l’utilizzo di vernici, smalti, pesticidi (rodenticidi e insetticidi), nonché per scopo suicida. Al contrario, non sono più stati riscontrati casi secondari all’assunzione dei derivati arsenicali per la cura della sifilide. Il metallo interferisce con il ciclo degli acidi tricarbossilici, bloccando i sistemi degli enzimi sulfidrilici piruvato-ossidasi e a-glutarato-ossidasi. Il danno al sistema nervoso è di solito limitato ai nervi periferici, i quali mostrano demielinizzazione e perdita dei cilindrassi. Clinicamente, si osservano una (rara) encefalopatia, con stato confusionale e crisi epilettiche, e una neuropatia sensitivo-motoria, con prognosi relativamente benigna. Nei casi di intossicazione acuta, il soggetto accusa un dolore bruciante all’esofago e allo stomaco, seguito da vomito e diarrea, con eventuale exitus dovuto ad avvelenamento del miocardio o blocco renale. Nei casi cronici, la diagnosi si basa, oltre che sull’anamnesi, su (1) presenza di segni clinici generali (ipercheratosi desquamante palmo-plantare, strie bianche ungueali, zone di depigmentazione a goccia, disturbi gastrointestinali); (2) elevato tasso plasmatico di arsenico (0,7 ng/ml) e aumento del contenuto di arsenico nei capelli (70,1 mg per 100 mg di capelli) e nelle urine (0,1 mg/l nelle 24 ore); (3) aumento della velocità di conduzione motoria all’esame elettromografico. La terapia dell’intossicazione acuta consiste nella lavanda gastrica con tiosolfato sodico all’1% in acqua calda o latte, mentre per l’intossicazione cronica si possono usare il chelante BAL (British Anti-Lewisite), o dimercapto-propranololo, alla dose di 2,5-3,0 mg/kg di peso per via intramuscolare ogni 4 ore nei primi 2 giorni, con iniezioni singole giornaliere per i successivi 4 giorni; o, meglio, la D-penicillamina orale (25 mg 4 volte/die).Manganese. L’intossicazione da manganese non è rara ed è secondaria all’inalazione e all’ingestione delle polveri contenenti il metallo da parte dei minatori o dei lavoratori delle fonderie (ove è impiegato per indurire l’acciaio). Segni di interessamento del SNC si possono avere 2-25 anni dopo l’esposizione. In pazienti affetti da manganismo, il metallo è presente ad alti livelli nei capelli e nei peli toracici. Il manganese ha un effetto deleterio sul metabolismo delle catecolamine cerebrali, il che dà luogo al danno neuropatologico caratterizzato da perdita neuronale nei gangli della base, nel cervelletto e nella sostanza nera. Clinicamente, l’intossicazione provoca inizialmente una sindrome di tipo psicorganico, con nervosismo, instabilità emotiva, allucinazioni e disturbi della memoria, alla quale segue una sintomatologia di tipo extrapiramidale. La diagnosi si basa, oltre che sull’anamnesi, sulla presenza di elevati livelli plasmatici di manganese (0,015 ppm circa) e sull’aumento del suo contenuto nei capelli. Inoltre, la somministrazione e.v. del chelante acido edetico provoca, nei soggetti intossicati, un aumento dell’escrezione del metallo. Il trattamento farmacologico può essere perseguito con l’impiego del chelante EDTA calcico o, più comunemente, con L-dopa ad alte dosi, paradossalmente ben tollerate in questi casi.

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