Antagonista degli oppiacei a lunga emivita proposto, oltre che nel trattamento dell’overdose (vedi anche
Naloxone), anche nella cura per la dipendenza da eroina. Tale applicazione si basa sull’ipotesi di Wikler, secondo cui l’oppiaceo è una sostanza che, per i suoi effetti, agisce come agente di rinforzo sul comportamento. Senza tale meccanismo di rinforzo, il comportamento si estingue in modo graduale. Dopo un periodo di induzione di 1 settimana, 3 somministrazioni alla settimana offrono una copertura sicura verso gli effetti di una dose di eroina. Il blocco farmacologico completo indotto dall’antagonista, proprio perché annulla l’effetto degli oppiacei e quindi gli effetti positivi, spinge il soggetto a non assumere più la droga. Tuttavia, tale situazione vanifica la possibilità dell’estinzione del comportamento, non consentendo al soggetto, per il persistere del craving, di legare l’interruzione dell’uso di eroina a una sensazione di benessere. Inoltre, il blocco dei recettori degli oppioidi non è resistente a massicce dosi di sostanza, creando una situazione di forte pericolosità, in quanto la successiva overdose è difficilmente controllabile da ulteriori somministrazioni di antagonisti.
Dicembre 5, 2020 in N