Dicembre 5, 2020 in S

I disturbi del sonno rappresentano un sintomo di frequente rilievo in numerose affezioni, dei quali l’insonnia rappresenta sicuramente il più frequente, essendo state rilevate frequenze di incidenza variabili tra il 15% e il 30% della popolazione generale, con maggiore diffusione tra i residenti in aree urbane, negli anziani e nel sesso femminile. Minore diffusione sembra caratterizzare l’ipersonnia (3-4%), mentre di complessa valutazione risulta essere l’incidenza delle parasonnie, peraltro di più frequente rilievo durante l’infanzia.Il diffondersi delle tecniche di registrazione poligrafica, l’impiego di questionari di autovalutazione e l’osservazione diretta del comportamento notturno ha condotto all’identificazione di una varietà di quadri clinici di disturbi del sonno, da questo indotti o a esso correlati, in parte idiopatici, ma più sovente secondari a condizioni morbose organiche, psichiche o psicofisiologiche.Lo Sleep Disorders Classification Committee ha identificato disturbi da eccesso di sonno (ipersonnie), disturbi nell’iniziare o nel mantenere il sonno (insonnie), disturbi del ciclo sonno-veglia e disturbi associati al sonno o alle sue fasi (parasonnie).Tra i disturbi da eccesso di sonno vengono collocate la narcolessia, l’ipersonnia idiopatica, le ipersonnie periodiche, le ipersonnie dei lunghi dormitori, le ipersonnie da disturbi psichiatrici, le ipersonnie da abuso di sostanze, le ipersonnie da disturbi respiratori indotti dal sonno, l’ipersonnia nel mioclono notturno e nella sindrome delle gambe senza riposo (restless legs syndrome) e l’ipersonnia secondaria a disturbi endocrini o metabolici.I disturbi nell’iniziare o nel mantenere il sonno sono prevalentemente rappresentati dalle insonnie situazionali (o psicofisiologiche), dalle insonnie da disturbi psichici, dalle insonnie da abuso di sostanze, dalle insonnie da disturbi indotti dal sonno, dall’insonnia da mioclono notturno o da sindrome delle gambe senza riposo, dall’insonnia fatale familiare, dalle insonnie da condizioni morbose mediche e dall’insonnia dei brevi o dei cattivi dormitori.I disturbi del ciclo sonno-veglia vengono abitualmente distinti in transitori e persistenti. Il jet lag (spostamento rapido su più fusi orari) e turni di lavoro variabili sono più spesso associati ai disturbi transitori, mentre le irregolarità durevoli del ritmo circadiano e il ciclo nictemerale ritardato, anticipato o instabile sarebbero ricollegabili ai disturbi persistenti. Infine, il pavor nocturnus, l’enuresi, il bruxismo, la jactatio capitis, l’erezione dolorosa notturna, la paralisi familiare notturna e l’asma notturna rappresentano i disturbi associati al sonno o alle sue fasi.Dalla classificazione proposta, emerge che esistono disturbi “primari” (ad es., narcolessia, s. di Kleine-Levin, ipersonnia idiopatica, apnee morfeiche, mioclono notturno, insonnia fatale familiare) e “secondari” ad altre condizioni morbose (organiche o neuropsichiatriche): è questo un presupposto diagnostico fondamentale al fine di instaurare una corretta terapia, pur in presenza di un’ampia sovrapposizione sintomatologica dei differenti quadri, come nel caso delle ipersonnie diurne secondarie a disturbi del riposo notturno o ad alterazioni del ciclo sonno-veglia. Per l’esposizione dei principali quadri sindromici caratterizzati da ipersonnia, insonnia, disturbi del ritmo sonno-veglia e le parasonnie e le rispettive terapie si rimanda alle specifiche voci.

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