È un deficit neurologico focale i cui sintomi non durano più di 24 ore. Il quadro clinico è diverso a seconda che l’episodio ischemico riguardi il territorio carotideo o il territorio vertebro-basilare. Il TIA del territorio carotideo si può manifestare con perdita improvvisa del visus (amaurosis fugax), che raramente si manifesta contemporaneamente al deficit neurologico focale e più spesso lo precede di ore o giorni. Il deficit focale è costituito da ipostenia o pesantezza a un arto o, in varia combinazione, all’emifaccia, all’arto superiore o inferiore, fino al coinvolgimento di un intero emilato corporeo. Talvolta, si può avere afasia transitoria in associazione eventuale con deficit focali sensitivo-motori. Il TIA del territorio vertebro-basilare si manifesta con vertigini, diplopia verticale od orizzontale, disartria, atassia, deficit motori e sensitivi di un arto o più arti, fino a una tetraparesi talora con emianopsia laterale omonima. È importante ricordare che, nel corso del primo anno successivo all’episodio, il rischio di un infarto cerebrale è del 12% circa per scendere al 6% per anno, valore circa 6 volte maggiore della popolazione generale; inoltre, il 30% circa dei malati presenterà un nuovo TIA in futuro. Dal punto di vista diagnostico, è importante differenziare il TIA da altre patologie che danno deficit neurologici focali transitori, in particolare:l’attacco emicranico, soprattutto quando non è seguito dal dolore emicranico (aura senza cefalea), dove sono elementi discriminanti l’età, i dati anamnestici e la prevalenza di sintomi visivi e a carattere positivo (flash luminosi, parestesie);la crisi epilettica parziale sensitiva (vedi
Epilessia), in cui gli elementi anamnestici possono essere dirimenti;il drop attack, consistente in un’improvvisa caduta a terra, senza segni o sintomi premonitori, senza perdita di coscienza, senza segni piramidali agli arti inferiori.Dal punto di vista strumentale, si esegue una TC cranioencefalica che è classicamente negativa, anche se nel 20-30% dei casi si possono rilevare lesioni ipodense congrue con la sintomatologia, comunque l’evoluzione clinica e la prognosi di questi casi sono identiche a quelli in cui la TC è negativa; utili sono altri esami come l’ecodoppler dei tronchi sovraortici per rivelare un’eventuale patologia arteriosclerotica dei grossi vasi del collo e l’ecocardiogramma, eventualmente transesofageo, per rivelare la presenza di trombi endocardiaci e, di conseguenza, valutare l’opportunità di inserire una terapia antiaggregante o anticoagulante per evitare il ripetersi degli episodi o l’eventuale comparsa di un ictus ischemico.
Dicembre 5, 2020 in T