Jung ha individuato nell’animus la
componente maschile inconscia della personalità che ogni essere umano di sesso
femminile ha interiorizzato. “Ho chiamato Animus il fattore costitutivo della
proiezione nella donna (…), come l’Anima corrisponde all’Eros materno, così
l’Animus corrisponde al Logos paterno. (…) Tanto nell’aspetto positivo quanto in
quello negativo, il rapporto anima-animus è sempre ‘animoso’, cioè emotivo e perciò
collettivo: gli affetti abbassano il livello della relazione, avvicinandolo alla
base istintuale comune che non ha più in sé nulla di individuale”.Rispetto
all’anima, questo archetipo è stato meno estesamente
trattato da Jung e dalla psicologia analitica in genere e, come sottolineato da Emma
Jung, non vi è tra loro un perfetto parallelismo. L’anima, ad esempio, è di
frequente rappresentata da un’unica figura di donna, l’animus solitamente configura
una molteplicità di immagini maschili.È quanto unisce la donna al mondo
della spiritualità, è ciò che fa da ponte tra il suo Io e le risorse creative dell’inconscio. “Nelle figure dell’Anima
e dell’Animus si esprime l’autonomia dell’inconscio collettivo. Di quest’ultimo esse
personificano i contenuti che, una volta ritirati dalla proiezione, possono essere
integrati nella coscienza. In questo senso ambedue le figure rappresentano
‘funzioni’ che trasmettono i contenuti dell’inconscio collettivo alla coscienza.
Esse però appaiono o si comportano come tali solo finché le tendenze della coscienza
e dell’inconscio non sono eccessivamente divergenti. Se invece si verifica una
tensione, la funzione, finora innocua, si presenta personificata alla coscienza e si
comporta pressappoco come un sistema distaccato dalla personalità”. Tanto che,
quando l’identificazione con l’archetipo è troppo intensa, nel soggetto si vengono a
evidenziare taluni caratteri, tali da renderlo intransigente, polemico, aggressivo,
nonché rigido.È attraverso la personificazione dell’archetipo del dio o
dell’eroe che l’animus si manifesta nei sogni.