In neuropsichiatria, per coscienza si intende lo stato di consapevolezza di se stesso e del mondo esterno. A essa si riconosce una funzione integrativa di vari processi psichici elementari, come vigilanza (vedi
Vigilanza, alterazioni della) e attenzione, e complessi come memoria, affettività e ideazione, che permetterebbero la distinzione fra sé e altro da sé, il riconoscimento (o presa di coscienza), assicurando all’individuo una collocazione spazio-temporale e un rapporto con la realtà esterna. Il concetto di coscienza comprende anche la capacità di riflettere su se stessi, sui propri pensieri e sentimenti, ecc., prendendo una posizione critica nei confronti di tali funzioni; in tal senso, si parla di autocoscienza o coscienza subiettiva (Baudin). Lo stato di coscienza ha un significato descrittivo, definibile come quanto viene vissuto in un dato momento, la somma degli effetti dei vari processi psichici vissuti dal soggetto in un determinato momento.Per Jaspers, la coscienza può essere immaginata come un palcoscenico, un ambiente in cui i fenomeni psichici si muovono, e a essa attribuisce tre significati: (1) è l’interiorità di un’esperienza vissuta, (2) è coscienza oggettiva, (3) è autoriflessione.Con il comportamentismo (Watson), il concetto di coscienza si arricchisce di quello di vigilanza dal punto di vista psicologico e neurofisiologico.Dal punto di vista psicopatologico, possono presentarsi alterazioni del livello di coscienza (ossia della lucidità della coscienza direttamente dipendente dalle facoltà attentive), del tempo di coscienza (inteso come complesso delle esperienze psichiche presenti, in un certo momento a livello della coscienza di un determinato soggetto inserite nel contesto di temporalità e spazialità) e della strutturazione di coscienza. La letteratura usa per lo più presentare le alterazioni di coscienza dividendole, da un punto di vista puramente fenomenologico, in alterazioni quantitative e alterazioni qualitative, difficilmente riscontrabili separatamente nella clinica.I disturbi quantitativi interessano soprattutto la vigilanza o la lucidità della coscienza e comprendono lo stato di ottundimento (transitorio e reversibile, caratterizzato da un innalzamento della soglia senso-percettiva), di obnubilamento (compare sonnolenza con difficoltà di comprensione, percezione, orientamento, elaborazione), di torpore (tendenza a cadere nel sonno se non sollecitati, con riduzione della reazione di evitamento a stimoli dolorosi), sopore (il paziente è incosciente, ma risvegliabile da stimoli sensoriali intensi) e coma (dissoluzione dello stato attivo di coscienza: il paziente non è risvegliabile). Tali quadri sono legati a cause organiche cerebrali o sistemiche (stati di intossicazione).I disturbi qualitativi interessano, invece, il contenuto e la strutturazione della coscienza comprendendo: (1) lo stato crepuscolare, in cui si realizza un restringimento del campo di coscienza con polarizzazione su un numero limitato di contenuti psichici. L’episodio (che può comparire nell’epilessia, nei disturbi dissociativi, nei traumi cranici) è coperto da amnesia. Esempi sono anche il sonnambulismo e alcuni stati ipnotici; (2) l’alterazione oniroide della coscienza, caratterizzata da una vivace produzione delirante fantastica e alterazioni psicosensoriali accompagnate da intensa partecipazione affettiva, che si mescolano nella realtà esterna, non più discriminata. Nella psichiatria francese è descritta nelle bouffées deliranti. Compare in stati tossici, infettivi e in alcune psicosi atipiche; (3) l’alterazione onirica, in cui sono presenti alterazioni quantitative e qualitative, potendo costituire il preludio di una completa disorganizzazione delle attività di coscienza; (4) lo stato confusionale o delirium .Un aspetto funzionale particolare della coscienza è la coscienza dell’Io, contraddistinta da Jaspers da 4 caratteri formali: coscienza di attività, coscienza dell’unità, coscienza dell’identità, coscienza della delimitazione. Attraverso questi contenuti, l’Io diventa cosciente della propria personalità, mentre, venendo a mancare alcuni di quei criteri formali, si hanno le anormalità tipiche della coscienza dell’Io che prendono il nome di depersonalizzazione e vengono distinte in: depersonalizzazione autopsichica (estraneità del proprio Io psichico dell’unitarietà del Sé); depersonalizzazione somatopsichica (estraneità del proprio corpo o di parti di esso, Sé fisico); depersonalizzazione allopsichica o derealizzazione (estraneità della percezione dell’ambiente). Di quest’ultimo quadro fanno parte le anomalie del sentimento di delimitazione spaziale e del senso di unità del Sé (personalità multiple).Dal punto di vista clinico, alterazioni della coscienza possono manifestarsi in individui sani in particolari condizioni (stanchezza, isolamento); in patologie organiche, sistemiche o cerebrali; in corso di epilessia soprattutto di origine temporale (crisi parziali complesse, aura, automatismi, stato di male temporale, aura continua, fuga epilettica, manifestazioni postictali) e in patologie funzionali (disturbi dissociativi, schizofrenia, disturbo schizofreniforme, psicosi reattive brevi, disturbi dell’umore, DOC, attacchi di panico), dove assumono il nome di stati confusionali secondari.Variazioni fisiologiche dello stato di coscienza sono veglia, dormiveglia, sonno e sogno.Di vivo interesse è sempre stato il dibattito sulla localizzazione delle aree cerebrali deputate al controllo del fenomeno coscienza. Il livello di coscienza è regolato dalla sostanza reticolare, che comprende zone che attivamente inducono il sonno, aree apparentemente essenziali per l’attivazione corticale e la risposta comportamentale a stimolazioni provenienti dall’esterno. A questo proposito, il livello di vigilanza, più facilmente misurabile, dipende da varie strutture encefaliche, quali la formazione reticolare, che comprende aree noradrenergiche come il locus coeruleus, dopaminergiche, come le aree A9 e A10, strutture serotoninergiche e peptidergiche a livello dei nuclei del rafe e alcune aree ipotalamiche (area preottica e nucleo soprachiasmatico).Gli studi su mente e coscienza nei soggetti nei quali erano state recise le connessioni interemisferiche (split-brain) hanno messo in evidenza la presenza di notevoli asimmetrie tra i due emisferi, dimostrando, per alcuni autori, che lo stato di coscienza e l’autocoscienza non avrebbero carattere unitario (Bogen 1986), essendo inaccessibili all’emisfero di destra le funzioni psichiche dell’emisfero di sinistra e viceversa. Tuttavia, il comportamento dei pazienti commessurotomizzati appare del tutto coerente e unitario, a suggerire l’esistenza di strutture cognitive profonde, ubicate probabilmente nella profondità mediana del cervello e nel tronco dell’encefalo, e che permetterebbero a componenti valutative, attitudinali, orientative, emozionali e contestuali dei processi cognitivi dei due emisferi di confluire in un’esperienza cosciente e unificata (Sperry 1984).