Farmaco antiparkinsoniano precursore fisiologico della dopamina, solitamente associato a un inibitore della decarbossilasi periferica (benserazide o carbidopa).La levodopa viene rapidamente assorbita a livello dell’intestino tenue, con una concentrazione plasmatica massima fra 0,5 e 2 ore dall’assunzione orale. L’emivita plasmatica è di 1-3 ore circa. La velocità di assorbimento è influenzata dalla velocità di svuotamento dello stomaco e la biodisponibilità può essere ritardata dal pH gastrico o intestinale. Più del 95% della levodopa somministrata per os viene decarbossilata a dopamina (anche in acido 3,4 idrossifenilacetico – DOPAC – e acido omovanillico – HVA) a livello della mucosa intestinale, del fegato e dei reni. Se la levodopa non viene associata a inibitori della decarbossilasi, meno dell’1% raggiunge il tessuto cerebrale. L’associazione con un inibitore periferico delle decarbossilasi (benserazide o carbidopa) aumenta la biodisponibilità a livello cerebrale della dopamina, ne riduce gli effetti periferici indesiderati e consente di ridurre drasticamente la dose giornaliera di levodopa. Sono disponibili formulazioni a rilascio più lento delle forme standard, con una biodisponibilità pari al 60% della forma standard.È indicata nel morbo di Parkinson e nel parkinsonismo sintomatico (postencefalitico, arteriosclerotico, tossico), escluso quello di origine medicamentosa; la formulazione dispersibile è particolarmente adatta ai pazienti che hanno difficoltà a ingerire capsule o compresse. La formulazione a rilascio controllato è indicata nei soggetti con andamento oscillante nella risposta alla terapia con levodopa, specialmente quando tale andamento risulti legato a variazioni dei livelli plasmatici (ad es., con discinesia al picco della dose e deterioramento da fine dose) e per meglio controllare la sintomatologia notturna. Sono necessari ulteriori studi per determinare se sia vantaggioso l’uso di tale formulazione anche nella terapia iniziale di pazienti parkinsoniani che non siano stati trattati in precedenza con levodopa da sola o in associazione a un inibitore della decarbossilasi in una forma di dosaggio convenzionale.La dose deve essere adattata a ogni singolo paziente. In tutti i soggetti con ampie oscillazioni nella risposta terapeutica durante il giorno si raccomanda di suddividere la dose giornaliera in più somministrazioni o di usare la formulazione a rilascio controllato. La sostituzione fra i due preparati può essere fatta da un giorno all’altro, mantenendo la stessa dose giornaliera e la stessa frequenza di assunzione; dopo 2-3 giorni la dose va incrementata del 50% circa.Tra le collateralità ricordiamo i disturbi digestivi e cardiovascolari, insonnia, agitazione, raramente depressione e reazioni psicotiche.Le controindicazioni sono le stesse dei simpaticomimetici (come adrenalina, noradrenalina e loro derivati): malattie endocrine, renali, epatiche e cardiache gravemente scompensate, fase acuta dell’infarto miocardico, psicosi e psiconevrosi gravi, melanoma maligno (possibile attivazione da parte della levodopa), lesioni cutanee sospette non diagnosticate, glaucoma ad angolo acuto, età inferiore a 25 anni (a causa dell’incompletezza dello sviluppo scheletrico), gravidanza, allattamento e ipersensibilità individuale ai componenti del farmaco. Va evitata l’associazione con IMAO di prima generazione, cioè non selettivi e irreversibili. L’assunzione contemporanea di simpaticomimetici può potenziare l’attività di questi ultimi. Il passaggio al farmaco non deve comportare la brusca interruzione degli anticolinergici antiparkinsoniani utilizzati in precedenza. L’assunzione contemporanea di levodopa va effettuata sotto controllo medico, in quanto la sua attività può risultare anch’essa potenziata. Solo se la pressione arteriosa viene regolarmente controllata è consentito associare gli antipertensivi. Va evitata la somministrazione di vitamina B6 a dosi medie o elevate in quanto antagonizza gli effetti della levodopa.I pazienti con anamnesi di infarto miocardico, alterazioni del ritmo, coronaropatie e modificazioni pressorie vanno sottoposti a periodici controlli cardiocircolatori, in particolare ecocardiografici. Rigorosi controlli vanno effettuati anche in caso di anamnesi positiva per ulcera gastroduodenale e per osteomalacia. I soggetti affetti da glaucoma ad angolo acuto vanno sottoposti a regolari controlli della pressione endoculare.

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