All’esordio la sindrome meningea si manifesta con alcuni segni e sintomi aspecifici (febbre, fotofobia), cui fanno seguito, entro 1-2 giorni, segni e sintomi di ipertensione endocranica (cefalea e vomito “cerebrale”) con eventuale alterazione dello stato di coscienza (finanche al coma). Gli elementi più caratteristici del quadro clinico sono invece dipendenti dal coinvolgimento delle radici spinali nel processo flogistico cui derivano la sintomatologia dolorosa e le tipiche posture antalgiche. Il paziente si presenta tipicamente in decubito laterale, capo in estensione, cosce flesse sul bacino e gambe sulle cosce (“atteggiamento a cane di fucile”). In genere, si riscontrano anche rigidità nucale (mentre nel bambino piccolo possono essere presenti forme senza rigidità, o “nuca molle”), opistotono, segno di Kernig (l’estensione passiva della gamba flessa sulla coscia a paziente supino provoca dolore e resistenza), segno di Brudzinsky (la flessione forzata del collo a paziente supino provoca la flessione involontaria delle ginocchia [Brudzinsky 1 o del collo]; alla flessione passiva dell’arto inferiore esteso al ginocchio segue flessione riflessa dell’arto controlaterale [Brudzinsky 2 o controlaterale]), segno di Kernig e segno di Lasègue. La cefalea è diffusa (“a tutta volta”), ma può avere prevalente localizzazione occipitale o frontale. Il vomito è appunto definito “cerebrale”: infatti, è indipendente dai pasti e non si accompagna a nausea, è improvviso e violento, talvolta addirittura “a getto”; nel corredo della sintomatologia dipendente dall’ipertensione endocranica si possono riscontrare alterazioni del fondo oculare fino alla papilla da stasi. Infine, si possono riscontrare bradicardia e segni vegetativi, quali il segno di Trousseau o dermografismo rosso.Vedi anche
Esame obiettivo neurologico.