Processo mentale grazie al quale viene riconosciuta la natura di un oggetto; è un processo cognitivo di base che permette l’integrazione delle qualità di uno stimolo con i dati di memoria. La percezione è un’attività psichica complessa che permette di trarre informazioni sul mondo in cui viviamo attraverso l’integrazione tra le sensazioni che ci pervengono dagli organi di senso e le esperienze apprese.L’atto percettivo ha caratteristiche di obiettività e concretezza, ma viene influenzato da altre funzioni psichiche quali l’apprendimento, la memoria, l’attenzione, l’affettività e le aspettative. Inoltre, la percezione può essere inserita in un preciso contesto spazio-temporale e non può essere modificata dalla volontà.Le percezioni devono essere differenziate dalle rappresentazioni: in queste ultime, le immagini hanno caratteristiche di soggettività, si collocano nello spazio esterno, sono imprecise, vaghe e indefinite e, infine, vengono influenzate dalla volontà. Nella percezione ciò che viene percepito dall’esterno viene poi integrato dagli elementi rappresentativi.Comprende almeno 4 elementi: la ricezione (derivante da uno stimolo esterno), la registrazione, l’elaborazione primaria (riorganizzazione e integrazione dei dati) e l’attribuzione di un significato (associato, eventualmente, a una risposta comportamentale).Si possono distinguere alterazioni della percezione sia nel corso di patologie che interessano gli organi di senso, sia in ambito psicopatologico. La percezione può essere disturbata in modo quantitativo (riduzione, come nella cecità o nella sordità, aumento, come in alcuni stati di intossicazione con farmaci psicoattivi) o in modo qualitativo (pareidolie, falsi riconoscimenti, pseudoallucinazioni, illusioni, allucinazioni); in questo gruppo rientrano, inoltre, fenomeni come la derealizzazione e la depersonalizzazione.