Scienza che studia la condotta umana e animale. Per ciò che riguarda l’uomo, la psicologia si occupa dei suoi processi mentali come delle sue esperienze soggettive coscienti e inconsce, mentre dell’animale indaga il comportamento rilevabile dall’esterno.Storia della psicologia. L’introduzione del termine psicologia è relativamente recente: risale alla Riforma Protestante, quando il filosofo Filippo Melantone (1497-1560) lo usa per la prima volta riferendosi a contenuti già espressi nelle dissertazioni religiose, mitologiche, filosofiche, e si diffonde progressivamente nel corso del Settecento. L’atto ufficiale di nascita della psicologia come scienza è però sancito nella seconda metà dell’Ottocento, quando W. Wundt (1867), con la fondazione del suo laboratorio psicologico fa sì che la ricerca psicologica si apra alle metodologie delle scienze naturali: la storia della psicologia diventa quindi assimilabile alla storia della psicologia sperimentale e, in tal senso, passibile di quantificazione. Inizialmente, la psicologia scientifica si interessa allo studio delle leggi regolatrici l’attività mentale comuni a ciascun individuo; in seguito, invece, sia a causa dello spostamento negli Stati Uniti del centro della ricerca psicologica sia per l’ascendente esercitato dall’evoluzionismo e dal pragmatismo, si rivolge all’analisi delle differenze individuali, in quanto sempre meno avulsa dal contesto sociale, industriale ed educativo. Con J.B. Watson (1925) e la nascente rivoluzione comportamentista (vedi
Comportamentismo) dall’ambito della ricerca pura vengono escluse la mente, i processi mentali e la coscienza e risultano perfezionate le condizioni di sperimentazione a tal punto da poter prevedere e controllare la condotta umana: la psicologia può così essere finalmente definita come scienza del comportamento. Negli anni Trenta il movimento psicologico sviluppatosi negli Stati Uniti, Paese leader della psicologia mondiale, si configura frammentato in correnti antagoniste: il funzionalismo, il comportamentismo, il gestaltismo (vedi
Psicologia della forma); in seguito, però, tale divario decresce progressivamente, sino in taluni casi a estinguersi. Le motivazioni connesse a tale peculiare sviluppo possono essere individuate: (a) nell’acquisizione della consapevolezza della complessità delle variabili da manipolare che ha indotto gli psicologi sperimentalisti a vedere attenuarsi progressivamente le speranze nel metodo sperimentale; (b) nel grande successo della psicoanalisi, la cui prospettiva è assai differente dalla psicologia accademica e sottrae talune tesi alla psicologia; (c) nell’indebolimento della psicologia, come esito del confronto con le nascenti discipline, quali la neurofisiologia, l’antropologia, la sociologia, la cibernetica. Da ciò trae origine la psicologia cognitiva, il cui oggetto di studio è rappresentato dal ragionamento e dal pensiero, ossia da quei fenomeni “interi”, non frammentabili né direttamente osservabili, ma che devono essere inferiti. Ciò sta a indicare che sia la struttura della mente sia i processi mentali possono essere oggetto di una moderna psicologia, che può comunque essere definita scientifica.Epistemologia. Attualmente, in ambito epistemologico e metodologico la psicologia continua a far registrare la presenza di molteplici contraddizioni:in rapporto all’orientamento teorico di appartenenza, la maggioranza degli psicologi, fondamentalmente quelli anglosassoni, aderisce a una scientificità tradizionale, naturalistica, le cui radici possono esser colte nell’opera di J.F. Herbart (1813), in cui l’analisi dei processi psichici avviene in modo avulso dal loro contesto sociale, contrapposta alla scientificità del materialismo-storico-dialettico, a cui aderiscono soprattutto psicologi europei, il cui oggetto di indagine è la condizione storica peculiare che attribuisce senso al comportamento del soggetto;sempre in merito all’orientamento, il mecanomorfico, a cui appartengono coloro che considerano l’evento psichico alla stregua di ciascun altro fatto naturale e al cui modello si rifanno le correnti classiche della psicologia accademica, essenzialmente il comportamentismo, si contrappone l’antropomorfico, che cerca di fornire modelli capaci di cogliere la complessità del soggetto concreto nella quotidianità, a cui si richiamano le correnti più recenti, ossia la psicologia fenomenologica-esistenziale (vedi
Fenomenologia), la teoria della personalità di C. Rogers (vedi
Psicologia rogersiana), la psicologia della personalità (vedi
Personalità) di W. Stern e di G. Allport ed essenzialmente la psicologia umanista di A. H. Maslow;in ordine al metodo, le teorie a orientamento soggettivistico, fondamentalmente in ambito clinico, sono contrapposte a quelle a orientamento oggettivistico, soprattutto il comportamentismo;l’antitesi tra l’approccio riduzionistico, che postula un ordine gerarchico tra le scienze a iniziare dalla fisica con logica interpretazione della psicologia a partire dalla neurofisiologia, e quello antiriduzionistico, che riconduce alla psicologia uno statuto epistemico, differente da qualunque altro;i quantificazionisti, i quali ritengono che i dati psicologici debbano essere sottoposti a sperimentazione di laboratorio, oltre che a ricerca sul campo attraverso metodologie statistiche, si contrappongono agli antiquantificazionisti, che considerano non misurabili i dati psicologici;vi è disaccordo tra teoreticisti, di cui fanno parte i neocomportamentisti e i cognitivisti che ritengono la psicologia capace di evolvere solo attraverso la creazione di teorie e modelli, con un elevato livello di coerenza interna, essenziali per la costruzione di schemi predittivi degli eventi psichici, come i processi mnestici o di apprendimento, e antiteoreticisti, il più importante dei quali è B.F. Skinner, che ritengono che la psicologia debba allontanarsi dalle teorie che la conducono all’astrattezza e alla inverificabilità, attenendosi alle leggi a cui sottostanno le scienze naturali.Ciascuno di questi orientamenti, che favorisce la discussione all’interno dello statuto epistemologico della psicologia, fa sì che si costituiscano blocchi che ridelineano continuamente la mappa delle aree psicologiche.Il metodo di ricerca. Attraverso l’analisi metodologica le aree psicologiche sono suddivisibili in quattro gruppi diversi:Il metodo sperimentale, che ha come oggetto porzioni di comportamento analizzate in laboratorio secondo un procedimento ipotetico-deduttivo, finalizzato alla quantificazione rigorosa e alla verifica dei dati psichici trattati comparabile con il modello delle scienze naturali. Esso è utilizzato: (a) dalla psicologia sperimentale, il cui intento è cogliere il rapporto tra due fenomeni, del quale il secondo, la variabile dipendente, è causa del primo, la variabile indipendente, in base a una logica di tipo lineare; (b) dal comportamentismo , che introduce tra uno stimolo (S) ambientale e una risposta (R), l’organismo (O), al fine di poterlo studiare al pari di un oggetto e di rappresentare in leggi correlanti stimolo e risposta; (c) dal cognitivismo, che analizza i processi mentali attraverso la costruzione di modelli, verificati sperimentalmente, capaci di cogliere le modalità attraverso le quali l’organizzazione si attiva per fornire una risposta organizzata dell’ambiente nella sua totalità; d) dalla psicologia differenziale , che avvalendosi del metodo comparativo della psicologia sperimentale, manipola talune variabili indipendenti durante la sperimentazione, al fine di cogliere le differenze individuali.Il metodo clinico che ha per oggetto il comportamento globale analizzato in un ambiente naturale, attraverso un processo indiziario, che cerca quindi di trarre sul piano empirico e di sviluppare sul piano teorico quanto soggettivamente non si palesa della personalità dell’individuo, avvalendosi del principio della coerenza interna e della convergenza degli indizi. Utilizzano tale metodo: (a) la psicologia comprensiva , che attraverso l’interazione tra le parti tenta di cogliere il soggetto nella sua unità e nella sua peculiarità di portatore di senso; (b) la psicologia dinamica, che applica alla logica lineare della causa-effetto del metodo sperimentale l’analisi soggettiva, esito del rapporto d’interazione intersoggettiva; (c) la psicologia fenomenologica , che tramite l’analisi esistenziale individua i modi attraverso cui ciascun soggetto è accolto dalla sua visione del mondo, che è in esso; (d) la psicologia della forma, che ritiene l’uomo quale organizzatore dell’ambiente, anziché una semplice risposta a esso secondo l’approccio comportamentista.Il metodo statistico, che ha per oggetto la variabilità analizzata in ambiente artificiale tramite un processo statistico, raccoglie e organizza le informazioni riguardanti un determinato soggetto al fine di prevedere ciò che non è osservabile. Importante è il contributo dato in tale ambito alla psicologia, che va dall’elaborazione delle scale e dei test all’uso dell’analisi fattoriale, per tradurre le problematiche della personalità in equazioni matematiche. La statistica impone che l’ipotesi formulata superi la prova logica, ossia che una verità da possibile divenga probabile, per essere quindi sottoposta alla prova sperimentale: è stato così creato un parallelismo tra il metodo di cui si avvale la ricerca sperimentale e quello utilizzato dalla clinica a opera della teorizzazione statistico-probabilistica.Il metodo cibernetico rifiuta il principio di causalità lineare del metodo sperimentale e abbraccia il metodo olistico in cui il senso nasce dalla relazione dinamica tra le parti. Esso influenza oltre alla psicologia sistemica, il cognitivismo e la psichiatria interpersonale.L’orientamento teorico. Partendo dalle fondamenta della costruzione psicologica, cioè dal modello di pensiero, si individuano: (a) lo strutturalismo, secondo il quale la complessa esperienza mentale conscia può essere intesa come esito di diverse sintesi di sensazioni elementari, assimilabili agli elementi chimici; (b) il funzionalismo , che coglie i processi mentali elementari o complessi come strategie delle quali l’organismo si avvale per sopravvivere, come massima espressione dell’adattamento biologico; (c) l’associazionismo, secondo cui ciascun evento mentale complesso è formato da differenti elementi semplici di origine sensoriale, combinati tra loro grazie a leggi associative; (d) il comportamentismo, che individua nel comportamento manifesto la totalità psichica, riconducibile al processo di apprendimento, allontanando tutti i concetti mentalistici della psicologia tradizionale; (e) il cognitivismo, che in base all’analogia con il computer, studia la mente anziché il comportamento come fulcro della sua elaborazione teorica, tentando il recupero del soggetto come agente attivo, in grado di sviluppare e di convertire le informazioni derivanti dall’esperienza; (f) la psicologia della forma, che attraverso le ricerche sulla percezione afferma che le unità psicologiche complesse non sono riducibili soltanto alla somma delle loro parti e adotta invece l’organizzazione e la configurazione unitarie come loro dato esplicativo; (g) la psicologia del profondo , che muovendosi dalla psicoanalisi di S. Freud per considerarne le diramazioni seguenti, giudica i fenomeni consci non identificabili con l’esperienza psichica stessa, ma un aspetto di questa aldilà del quale si collocano processi e contenuti inconsci; (h) la psicologia comprensiva , secondo cui i fenomeni psichici vanno “compresi” secondo il modello delle scienze dello spirito, anziché “spiegati” come affermato dalle scienze della natura; (i) la psicologia sistemica, che studia l’individuo partendo dal sistema comunicativo e relazionale, attraverso gli strumenti cibernetici; (k) la fenomenologia, che considera l’uomo nella sua originaria relazione con il mondo.L’oggetto di studio. La psicologia che ha come oggetto di studio le funzioni o i processi è la psicologia dei processi cognitivi (vedi
Cognitivismo), della motivazione, della percezione, dell’apprendimento; si rivolgono invece alla totalità del soggetto la psicologia della personalità o quella dell’Io, che si articolano in relazione ai differenti orientamenti concettuali che le ispirano.