Rappresenta il 30% circa di tutte le forme di cefalea primitiva, prevale nel sesso femminile con un rapporto di 3:1 e sembra essere in parte ereditaria. L’epoca di insorgenza più probabile è attorno alla pubertà, sebbene l’esordio possa anche avvenire nell’infanzia o tardare sino ai 25-30 anni e talvolta in età ancora più avanzata. In genere, la frequenza degli attacchi, inizialmente bassa, tende ad aumentare con il passare degli anni e in molti casi si ha un miglioramento della sintomatologia intorno ai 50 anni, età che coincide, nel sesso femminile, con la menopausa. Dal punto di vista diagnostico, sono molto importanti le caratteristiche del singolo attacco emicranico. Si distinguono 3 fasi:Fase prodromica. I prodromi, che non devono essere confusi con l’aura, si manifestano in anticipo di alcune ore o giorni sotto forma di alterazioni del tono dell’umore, dell’appetito, del ritmo del sonno e della cenestesi in generale.Fase cefalalgica. La cefalea si manifesta con andamento ingravescente, l’intensità del dolore aumenta in 1-2 ore, per arrivare al livello massimo, che si stabilizza per la restante durata dell’attacco, in genere protratta per almeno una giornata (60% dei casi) e talora anche per 48-72 ore.Fase di risoluzione. La cefalea decresce lentamente, sebbene in alcuni pazienti il riposo a letto, il sonno o un episodio di vomito mettano velocemente termine all’attacco.Il sintomo principale dell’attacco emicranico è la cefalea che raggiunge livelli di intensità anche molto elevata, di tipo pulsante o gravativo; le brusche variazioni della pressione arteriosa a livello cranico, indotte da movimenti del capo o sforzi fisici, producono dolori trafittivi molto violenti. A seconda della gravità dell’attacco possono manifestarsi anche intense fono- e fotofobie, nausea e vomito. La diagnosi di emicrania si basa sui dati anamnestici: gli attacchi emicranici prediligono alcune ore della giornata (spesso iniziano nella prima mattinata o addirittura di notte), alcuni giorni della settimana (emicrania del week-end) o del mese; in quest’ultimo caso, è abbastanza frequente, nel sesso femminile, la concomitanza con il flusso mestruale. La frequenza degli attacchi è variabile da pochi all’anno sino a 7-8 al mese. La terapia si divide in terapia di attacco e di prevenzione: la prima è costituita da FANS, ergotaminici e antiemetici, mentre la seconda si avvale della terapia cronica con antagonisti dei recettori serotoninergici 5-HT2, b-bloccanti, calcio antagonisti e antidepressivi triciclici.