Dal punto di vista sintomatologico, esistono svariati tipi di cefalea e un medesimo individuo può essere affetto, in epoche diverse della vita o nel medesimo periodo, da più di una forma. Distinguere le diverse cefalee è importante dal punto di vista pratico per ovvie implicazioni terapeutiche e prognostiche. Per ora, le nostre conoscenze sull’eziopatogenesi sono limitate a ipotesi e non possiamo affermare se a una determinata sintomatologia corrisponda una causa specifica. È, quindi, inevitabile che una classificazione si debba basare sui sintomi piuttosto che su criteri eziopatogenetici, come sarebbe auspicabile. La classificazione più recente, elaborata dall’apposito comitato della International Headache Society (IHS), sebbene non scevra di difetti, ha meriti che non possono essere misconosciuti. Le cefalee sono state suddivise in 13 gruppi principali e ciascun gruppo suddiviso in vari sottogruppi, secondo una gerarchia a 4 livelli. I livelli 1 e 2 sono i più grossolani, con la diagnosi più semplice da porre, mentre successivamente aumentano le difficoltà di inquadramento diagnostico. Un’importante suddivisione può essere operata tra cefalee primitive o essenziali, in cui rientrano l’emicrania con aura, l’emicrania senza aura, la cefalea muscolo-tensiva, la cefalea a grappolo, che non riconoscono alcuna causa organica o funzionale dannosa o potenzialmente tale, e cefalee secondarie dovute invece a una causa specifica.

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