Per sindrome premestruale (PMS), o disturbo disforico premestruale, si intende un gruppo di sintomi fisici e psicologici correlati alle fasi del ciclo nel sesso femminile in età fertile. Questi sintomi generalmente insorgono alcuni giorni prima delle mestruazioni, scomparendo entro 24 ore dall’inizio del mestruo. Il 40% circa delle donne soffre di PMS: nel 10% circa la sindrome risulta di grado severo.Numerosi sono i fattori implicati nella genesi della s. premestruale, tra cui fattori socioculturali, psicologici e biologici. È stata osservata una correlazione tra il disturbo premestruale e la presenza di una conflittualità che la donna mostra, a volte, nei confronti della propria femminilità. Infatti, dal punto di vista personologico, spesso si manifesta in donne che presentano una scarsa stima di sé e una tendenza all’autosvalutazione, con totale adesione al ruolo femminile tradizionale.Dal punto di vista biologico, sembra che un aspetto centrale sia quello della modificazione ormonale, in particolare le alterazioni dei livelli di estrogeni, di progesterone, di androgeni e di prolattina. È necessario, in tal senso, ricordare la stretta correlazione esistente fra ormoni e neurotrasmettitori, a livello neuronale e sinaptico. Modificazioni del tono serotoninergico e noradrenergico sono chiamate in causa in varie patologie cliniche correlate a importanti cambiamenti dell’asse gonadico-ipofisario (sindrome premestruale, sindrome puerperale, menopausa). Inoltre, nella sindrome premestruale sono state osservate alterazioni a livello dell’asse renina-angiotensina-aldosterone e del sistema degli oppioidi endogeni: proprio l’aumentata attività di questi ultimi, che si verifica in fase luteinica, sembra essere responsabile dell’insorgenza dell’astenia e della depressione, mentre la brusca caduta dell’attività oppioide prima delle mestruazioni potrebbe provocare ansia, irritabilità, disturbi del sonno, comportamenti aggressivi, diarrea e cefalea, sintomi che si osservano spesso nelle 48 ore precedenti la mestruazione. Inoltre, sono chiamati in causa altri fattori, come i deficit nutrizionali, quali soprattutto quelli vitaminici, oltre ai meccanismi collegati allo stress.I sintomi fisici possono includere cefalea, crampi, dolore alla schiena, gonfiori, costipazione, diarrea, stitichezza, vertigini, aumento di peso, mastodinia, ecc. Inoltre, spesso sono presenti sintomi psichici, quali depressione, irritabilità, ansia, tensione, sonnolenza, labilità emotiva e irrequietezza.La sindrome premestruale viene inserita già dal 1988 nell’appendice del DSM III-R con la dizione di “disturbo disforico della tarda fase luteinica”, dove viene posta l’attenzione ai seguenti sintomi: marcata labilità affettiva, ira o irritabilità, ansia, tensione, umore depresso, diminuito interesse nelle attività abituali, sensazione soggettiva di difficoltà a concentrarsi, modificazioni dell’appetito, alterazioni del sonno e altri sintomi fisici. L’importanza emozionale e comportamentale della sindrome premestruale è confermata dagli aspetti medico-legali e forensi che, in alcune nazioni, considerano tale sindrome come importante attenuante nella valutazione di alcuni reati.La terapia farmacologica del disturbo premestruale è attuata sia su un approccio sintomatico per il controllo dei disturbi disforici, in particolare attraverso l’uso di farmaci antidepressivi, in particolare quelli ad azione proserotoninergica, quali gli SSRI, sia in base ai presupposti eziopatogenetici attraverso composti vari (in questo gruppo si collocano sostanze diverse quali la vitamina B6, la bromocriptina, le antiprostaglandine, il progesterone, la clonidina, ecc.), sia su terapie volte ad abolire l’ovulazione, il ciclo mestruale e a innalzare il livello di gonadotropine e steroidi ovarici caratteristici del ciclo.

Success message!
Warning message!
Error message!