(ingl. attachment; ted. Anhäng multipla
congenitalichkeit; franc. attachement)Termine impiegato
dalla psicoanalisi per indicare il forte legame affettivo che unisce il bambino alla
madre e definito da Freud come “inconfrontabile e inalterabile come primo e più
forte oggetto d’amore, che fungerà da prototipo per tutte le successive relazioni
amorose in entrambi i sessi”. La formazione dell’attaccamento è l’evento più
importante che si verifica nella fase orale, in cui domina la relazione diadica
privilegiata con la madre, su cui il bambino investe una buona quantità di energia
libidica (vedi
Libido). È il concetto di attaccamento
emotivo verso la madre introdotto da Freud a ispirare il lavoro di Spitz (1945)
sulla relazione disturbata tra madre e bambino, fonte di patologia mentale del
minore. Il più importante apporto alla teoria dell’attaccamento è però il lavoro
pionieristico di Bowlby (1958), che definisce l’attaccamento come “qualsiasi forma
di comportamento che porta una persona al raggiungimento o al mantenimento della
vicinanza con un altro individuo differenziato o preferito, considerato come più
forte o più esperto” e ne individua l’origine nell’ambiente in cui l’uomo si è
evoluto con altissimi rischi per la sua sopravvivenza e nella conseguente necessità
del neonato di essere protetto da una figura adulta di riferimento. Le ricerche
sperimentali di Bowlby e quelle di Harlow (1975) hanno dimostrato che il bisogno di
attaccamento è indipendente dalla necessità di nutrizione, perché la madre, al di là
del cibo e di quanto occorre per la sopravvivenza biologica del bambino, gli offre
le proprie cure, la propria presenza, insomma un rapporto contenitivo (vedi
Contenimento). È proprio
l’attaccamento sociale precoce tra il bambino e chi si occupa di lui, secondo
Bowlby, l’elemento cruciale per uno sviluppo normale, costituendo un mattone per la
costruzione di ciascun legame affettivo successivo. Importanti ricerche in merito
all’evoluzione dell’attaccamento sono state compiute da Winnicott (1953, 1974):
dalle relazioni normali e disturbate (vedi
Sé) tra madre e bambino al modo in cui
quest’ultimo progressivamente si emancipa.