È un catione monovalente impiegato in psichiatria come stabilizzante del tono dell’umore nel trattamento dei disturbi bipolari e, in misura minore, come potenziatore della terapia antidepressiva. Molto più raramente viene impiegato nella terapia della cefalea a grappolo e come coadiuvante nelle leucopenie da farmaci.Il suo meccanismo di azione risulta ancora in parte sconosciuto. Sono implicate, infatti, interazioni tempo-dipendenti sulla trasmissione monoaminergica, modificazioni del trasporto ionico e implicazioni nell’attività dei secondi messaggeri, in particolare con inibizione della sintesi dell’AMPc. L’azione del litio sull’adenil-ciclasi e sugli scambi ionici comporta interferenze metaboliche a livello di altri organi (rene, tiroide, cuore, ecc.).Il litio è commercializzato in Italia come sale carbonato, ha un’emivita plasmatica di circa 15-20 ore, con raggiungimento dello steady state in 5-6 giorni.La concentrazione plasmatica va monitorata periodicamente poiché non deve superare il range terapeutico compreso tra 0,6 e 1,2 mEq/l, con livelli tossici superiori a 1,4 mEq/l. I pazienti devono essere mantenuti a una dieta con normale contenuto di sodio che comprenda sale e liquidi in dose adeguata, almeno durante la terapia d’attacco. Il dosaggio abituale si aggira intorno ai 600-1200 mg. I principali effetti collaterali sono rappresentati da poliuria e polidipsia, disfunzioni tiroidee, tremore, nausea, diarrea e gastralgie, aritmie e disturbi della conduzione, edema agli arti inferiori e aumento ponderale.Prima di impostare una terapia con sali di litio è pertanto necessario controllare la funzionalità renale, cardiaca e tiroidea del paziente, onde evitare fenomeni di tossicità.

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