Disturbo afferente nel DSM-IV, come unico disturbo psichiatrico infantile tra i disturbi delle capacità motorie. È caratterizzato da prestazioni nettamente inferiori all’atteso nelle attività che richiedono coordinazione motoria. Possono essere presenti un ritardo nell’acquisire le tappe motorie, difetti di scrittura, lasciare cadere oggetti, senza però che lo sviluppo motorio sia globalmente compromesso.Per definizione, la compromissione non può essere spiegata da condizioni mediche, quali distrofia muscolare o altre malattie neuromuscolari (talora sono comunque presenti sfumati segni neurologici). La valutazione è da porsi in relazione all’età cronologica e alla capacità intellettiva del bambino. L’impaccio motorio si associa nel bambino a disturbi dell’apprendimento, della comunicazione e disturbo da deficit di attenzione.La prevalenza è intorno al 6%. L’eziologia è sconosciuta, probabilmente multifattoriale (possibili predisposizioni organiche: ipossia, malnutrizione, basso peso alla nascita). Clinicamente, si manifesta già nella prima infanzia. La diagnosi viene fatta osservando il bambino nello svolgimento dei compiti che implicano coordinazione motoria grossolana (ad es., saltare, stare su un solo piede), fine (allacciarsi le scarpe) e occhio-mano (prendere una palla). I bambini non riescono a tenere gli oggetti e li lasciano cadere facilmente; la marcia è incerta. Nei bambini più grandi si evidenziano difficoltà nelle costruzioni di cubi e nei puzzle. La diagnosi differenziale è nei confronti dei disturbi organici, del ritardo mentale e dei disturbi generalizzati dello sviluppo. Sovente i punteggi ai test standard di intelligenza, ai test verbali e ai test specifici (Bender Gestalt Visual Motor Test, Frostig Movement Skills Tests Battery, Bruininks-Oseretsky Test of Motor Development) sono inferiori alla norma.La prognosi è in genere buona, soprattutto nei casi con buon livello intellettivo. Il disturbo persiste nell’età adulta, con atteggiamenti goffi e compromissione scolastica e lavorativa.Le terapie si rifanno all’allenamento motorio percettivo, a tecniche neurofisiologiche di esercizio, alla tecnica Montessori e alle tecniche comunicazionali. Utile è l’intervento parallelo con i genitori.